Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora, il secondo capitolo del Batman secondo Frank Miller. La nostra recensione sul capolavoro fumettistico

Geniale, appassionante e sorprendente.
Dopo aver creato un futuro al personaggio più amato dei fumetti con Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e riscritto le sue orgini con Anno Uno, Frank Miller – nel 2001 – decide di dare un seguito al lavoro cominciato nel 1986.
Con Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora l’autore statunitense compie un ulteriore passo avanti nello sviluppo del pipistrello e, con un autentico colpo di genio, permette al vigilante di emergere ancora di più grazie alla presenza dei maggiori personaggi Dc Comics all’interno della Graphic Novel.
La storia, che riparte da dove era finito il precedente capitolo (con l’apparente morte di Batman e l’intento di Bruce Wayne di addrestare il suo nuovo esercito), si rende degna di nota – anche se per alcuni non come la prima parte – grazie a diversi elementi che da un lato mescolano presente, passato e futuro (tanto nella narrazione quanto ripercorrendo la storia del mascherato) e dall’altro fanno emergere prepotentemente la figura del supereroe.

Il primo, e maggiormente evidente, dato è quello rappresentato dall’eterna lotta fra giustizia e potere costituito – rappresentata dalla rivalità fra il Cavaliere Oscuro e Superman, reso debole dai suoi nemici storici (Luthor e Braniac) – che non solo ripropone il tema presentato ne Il Ritorno del Cavaliere Oscuro (lo scontro fra uomo e meta-umano) ma anche l’esaltazione del portento dell’uomo Batman rispetto all’intera lega di supereroi.
A questo macrotema, portante nell’intera trilogia di Miller (con il terzo volume, Razza Suprema, a chiudere questo ciclo), lo sceneggiatore/fumettista associa la variabile temporale che esprime sotto differenti punti di vista.
La progenie creata dei principali protagonisti (i Batboys per il mascherato e Kara, la figlia di Superman e Wonder Woman, per l’Uomo d’Acciaio), il ritorno di Joker (che si rivela esssere Dick Grayson, creando un forte legame con il passato fumettistico del Cavaliere Oscuro) e l’evoluzione ancor più dispotica della realtà de Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora, rappresentano difatti il filo conduttore fra ciò che è stato e ciò che sarà nel magnifico universo creato dall’autore.
Il tempo, inoltre, è il fattore principale per determinare la centralità del pipistrello nonostante lo scorrere degli anni.
Ciò può essere desunto in due ulteriori punti che oltre ad amplificare la valenza di Batman – geniale nell’architettare un piano perfetto – lo rende leader indiscusso della Justice League oltre i limiti ed il tempo.
Infine, non è possibile non citare i disegni dello stesso Frank Miller in cui il tratto discontinuo – con una splendida cornice rappresentata dalle tante scene d’azione – e i primi piani, specie nella seguenza sul Joker/Dick Grayson, colgono perfettamente l’essenza di quanto scritto.