The Dome, il capolavoro di Stephen King sulle ingiustizie degli uomini. La recensione del romanzo su Diario di Rorschach

Accade spesso che i romanzi horror invece di trattare di fantasmi o strane creature si occupino di un dei mostri più pericolosi della terra: l’uomo.
Anche il re del genere, Stephen King, si è orientato più volte su questa scelta ed è riuscito a marcare ancor di più questo aspetto grazie al romanzo The Dome.
Pubblicato nel 2009, da cui è stata tratta anche una serie tv non proprio conforme allo scritto, The Dome è il frutto di un progetto giovanile dell’autore datato 1975.
Il progetto The Cannibals, come accaduto con Carrie – il romanzo che ha lanciato lo scrittore di Portland – , naufaraga ben presto a causa del malcontento del suo creatore e solamente grazie alla moglie Tabitha viene recuperato e riadattato dallo stesso King anni dopo.
Dalla revisione di quell’opera nasce The Dome, un autentico capolavoro horror contemporaneo che, pur fondandosi sugli elementi tipici dell’autore, riesce ad ampliare il suo raggio di azione attraverso una spledida analisi sulla natura umana.
La storia è incentrata sul crudele destino che colpisce Chester’s Mill, cittadina di duemila abitanti del Maine, che da un giorno all’altro si ritrova isolata dal resto del mondo a causa di una cupola trasparente che si posa, tranciando di netto qualsiasi cosa si trovi sul suo cammino, sul posto.
Da quel preciso istante la città muta misteriosamente, portando all’involuzione della popolazione attraverso una fin troppo visibile strategia della paura – con un piano prontamente architettato da Jim Rennie, secondo consigliere della città, influente personalità del luogo e produttore di metanfetamina in gran segreto – che rende Chester’s Mill un vero e proprio inferno fondato sul ricatto e sul comando di un unico uomo.
A fungere da eroi quasi per caso sono Dale Barbara, un ex soldato rimasto intrappolato nella città – dove si è procurato fin troppe inimicizie sin dal suo arrivo – , Julia Shumway, proprietaria del giornale locale Democrat, Eric Rusty Everett, medico dell’ospedale di Chester’s Mill, e tre ragazzini che hanno scoperto per caso la fonte della cupola.
La particolarità di The Dome è da individuare in diversi tratti che rendono il romanzo a dir poco sui generis.

In primo luogo, oltre all’elemento prettamente soprannaturale – fondamentale nella storia ma secondario nella narrazione – , viene messa in evidenza la vera essenza dell’uomo, identificabile in un continuo tentativo di accaparrarsi quanto più potere possibile per sottomettere i propri simili.
A questo elemento di base, inoltre, King associa anche i vizi privati di una normale cittadina come tante, al pari dell’altra sua opera La tempesta del secolo, che da un lato evidenziano la doppia vita che ogni personaggio conduce e dall’altro la meschinità che un posto fondato sull’apparenza può nascondere.
Questo dato, intrinseco nella particolare città di Chester’s Mill, viene estremizzato con l’apparizione della cupola che funge più da causa scatenante delle peculiarità cittadine che da vero e proprio supplizio inviato da esseri sconosciuti.
La continua azione, presente sin dalla prima pagina, e i tanti colpi di scena, infine, si rendono pienamente protagonisti di The Dome, al punto di amalgamarli alla perfezione con lo stile descrittivo dell’autore da rendere la scena praticamente reale.