Alla fine di un giorno noioso, il ritorno di Giorgio Pellegrini nel noir di Massimo Carlotto

Alla fine di un giorno noioso, il ritorno di Giorgio Pellegrini nel seguito di Arrivederci amore, ciao. La recensione su Diario di Rorschach


Alla fine di un giorno noioso
Alla fine di un giorno noioso – La copertina del romanzo

Alcuni personaggi dei romanzi, pur avendo un alone di oscutirà attorno alla propria persona, rimangono stampati nelle menti dei lettori per le avvincenti storie vissute.

A causa del particolare fascino, spesso si pensa alla figura in questione in termini futuristici, vagando con il pensiero ad una sua vita dopo quanto raccontato dallo scrittore.

Uno ritorno particolarmente gradito – grazie al successo avuto con Arrivederci amore, ciao – è senza dubbio quello di Giorgio Pellegrini, protagonista fuori dal comune dei lavori di Massimo Carlotto.

Alla fine di un giorno noioso (Edito e/o, 2011), seguito della saga noir del nord-est, nasce proprio con l’obiettivo di rimettere l’ex guerrigliero rivoluzionario al centro della storia sulla sua nuova vita da piccolo imprenditore.

Riportare in auge una figura come quella di Giorgio Pellegrini è inevitabilmente pericoloso – a causa dei differenti contesti in cui si muove il protagonista – ma l’autore veneto è riuscito comunque a far riemergere il personaggio in tutto il suo protagonismo, attraverso un’ulteriore evoluzione.

La storia riparte proprio da dove si era conclusa in precedenza, con Giorgio sposato con Martina e legato sia alla Nena che a Brianese.

La sua realtà si divide fra il lavoro al locale e piccole attività “collaterali” – un giro di prostitute spacciate per escort di lusso – in cui sguazza anche l’ambiguo avvocato, divenuto nel frattempo onorevole.

La routine quotidiana, però, viene interrotta da alcune particolari situazioni che fanno ben presto capire a Pellegrini di essere, in poco tempo, diventato vittima di quel sistemato che lo aveva portato ad una vita normale.

Il tradimento di Brianese, l’arrivo della ‘Ndrangheta e la prospettiva di essere fagocitato da quel turbine di corruzione e malaffare – dove in passato si è inserito perfettamente – lo porta ben presto a reagire, facendolo ritornare il temibile predatore di un tempo.

Scatta in questo momento un piano articolato e studiato nei minimi dettagli, che gli permetterà non solo di salvarsi – riattivando la personalità diabolica di un tempo – ma anche di proiettarsi verso un altro mondo, sviluppo di quello precedente.

Alla fine di un giorno noioso si presenta come un originale sequel in cui tutte le abilità dello scrittore emergono nella caretterizzazione e nella narrazione di questa nuova società del nord-est.

Il primo elemento è ben visibile nel protagonista che, pur essendo cambiato in alcuni tratti – a causa del tempo che scorre – , rimane immerso nel sua tipica rappresentazione di predatore in lotta contro tutti.

Questa peculiarità, che sin da subito attribuisce nuova luce a Giorgio Pellegrini, permette da un lato di ricollegare perfettamente la storia alle vicende precedenti – creando una sorta di unicum narrativo – e dall’altro di “ammirare” il cambiamento dello stesso in contesti differenti, e molto più complicati, di quelli vissuti in passato.

A questa caratteristica si ricollega il ritmo della narrazione, sua diretta conseguenza, che parte in sordina, rimarcando appunto la routine della vita da normale cittadino, per poi catapultare il lettore in accelerazione improvvisa, dettata da intrighi del caso, fino al finale.

Alla fine di un giorno noioso
Massimo Carlotto

Rispetto al primo capitolo, incentrato su una continua escaletion di eventi per arrivare alla completa trasformazione in libero individuo, Alla fine di un giorno noioso sembra presentare sia una continua evoluzione degli eventi – in base alle trame rivelate di volta in volta nello scritto – che un continuo adattamento di Giorgio – stimolato da questa nuova sfida in cui torna ad essere il carnefice – alle differenti situazioni.

Infine, particolare di non poco conto è il rapporto di coppia con la nuova compagna; rispetto a Roberta, protagonista femminile della prima trama, Martina è totalmente succube del marito al punto di soddisfare qualsiasi suo desiderio.

Questa aspetto, che conduce ad una relazione con Gemma – l’amica del cuore di Martina – , consente sia di mantenere intatta la precedente indole – fondata sulla sopraffazione – che mantenere viva la brama di potere che, pian piano, attanaglia l’animo di Pellegrini.

Alessandro Falanga

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