Il bomber di periferia

Il bomber di periferia: ignoranza e goal nella provincia calcistica PARTE I

Storie di sport omaggia una particolare categoria calcistica, quella dei bomber di periferia. Cattiveria, fisico e tanti goal nelle gesta delle stelle di provincia


Vincere da protagonista è un obiettivo che tutti gli sportivi si pongono in una qualsiasi competizione.

Capita spesso, però, che il talento non venga ripagato degnamente da una serie di successi sul campo, portando così ad un genere di atleti fuori da qualsiasi schema.

L’esempio lampante di questo tipo di sportivi lo si ritrova facilmente nel calcio con una categoria più unica che rara: i bomber di periferia.

Dopo aver narrato le gesta di atleti che nella loro carriera hanno raggiunto traguardi degni di nota, Storie di sport dedica un’apposita sezioni alle imprese di coloro che pur non avendo avuto gioie sportive, sono riusciti a ritagliarsi un posto speciale nell’élite calcistica.

In questa prima parte dedicata al gioco più popolare d’Italia,  racconteremo le prodezze di quattro esempi di bomber di periferia che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore di ogni appassionato.

 

Il bomber di periferia
Il bomber di periferia – Dario Hubner con la maglia del Brescia

Dario Hubner: Triestino dal fisico imponente con il vizio del goal, è stato uno dei giocatori più amati dell’intero stivale. Capelli arruffati ed una sigaretta sempre in bocca fuori dal campo – spesso anche negli spogliatoi –  hanno reso il Darione nazionale il prototipo del bomber di periferia. Dopo gli esordi con la maglia del Cesena ed una lunga carriera nelle serie minori, il giocatore esplode definitivamente nella stagione 97/98 con la maglia del Brescia. Con quella maglia, dove nel roster spicca il nome di un certo Andrea Pirlo, realizza ben 16 goal nel massimo campionato. La retrocessione dei lombardi non rende giustizia al giocatore, che però si ripresenta al grande pubblico – sempre in maglia bresciana – nel 2000/2001 dove, accanto a giocatori del calibro di Baggio e Guardiola, realizza 17 reti in Serie A. Da lì in poi torna calcare diverse piazze italiane di periferia –  tra cui Piacenza, Ancona e Perugia – dove a suon di goal e di sportellate, lascia un ricordo indelebile nella memoria calcistica italiana. Uno dei pochi giocatori a vincere per tre volte il titolo di capocannoniere, rimane celebre per una sua frase, dopo che Ancelotti lo aveva pescato a fumare e bere una birra negli spogliatoi, durante una tournée estiva con la maglia del Milan: ” Mister, sinceramente è una vita che faccio questo e se non lo faccio non riesco a rendere al meglio”

 

 

 

 

 

Il bomber di periferia
Il bomber di periferia – Pasquale Luiso con la maglia del Vicenza

Pasquale Luiso: Detto il Toro di Sora e famoso per l’esultanze esuberanti, è stato un giocatore tutto fisico e cuore. Dopo una lunga carriera fra la C e la B, riesce ad assaggiare la Serie A nella stagione 96/97 con il Piacenza. La sua prestanza ed il coraggio nell’area di rigore – celebre un suo goal in rovesciata – lo portano a raggiungere la quota di 14 segnature in quel campionato, con un contributo significativo all’insperata salvezza della squadra. L’anno successivo passa al Vicenza, squadra a cui si lega anche per le ottime prestazioni in campionato e nella Coppa delle Coppe (8 reti e capocannoniere del torneo) di quell’anno, per tornare poi stabilmente tra gli specialisti della cadetteria. Sampdoria, Ancora e Salernitana sono le ultime mete degne di nota, dove continua a segnare valanghe di goal, fino al ritorno – a carriera ormai ultimata – nel suo Sora (2007/2008) dove si mette ancora in evidenza per le 12 reti messe a segno. La rovesciata nel 3 – 2 contro il Milan, che costò la panchina a Tabarez, e la macarena ad ogni esultanza rimarranno per sempre i segni distintivi di questo mastino dell’area di rigore.

 

 

 

 

Il bomber di periferia
Il bomber di periferia – Sandro Tovalieri con la maglia del Bari

Sandro Tovalieri: Faccia cattiva e rapidità nell’area piccola sono stati sin da subito i tratti distintivi di Sandro Tovalieri. Dopo una breve apparizione con la casacca giallo – rossa della Capitale, nella stagione della disfatta con il Lecce retrocesso all’ultima giornata, ed una parentesi ad Avellino ed Arezzo – dove si mette in mostra per le sue 20 reti stagionali – inizia a calcare i campi del massimo campionato nella stagione 92/93 con il Bari. Tra le fila dei pugliesi, in tre anni, realizza più di quaranta goal e rimane impresso nella mente dei più per il suo celebre trenino con i compagni dopo ogni segnatura.  Passa, successivamente, all’Atalanta e alla Reggiana senza molta fortuna ma torna a primeggiare fra i big del calcio a Cagliari, raggiungendo lo score di 12 reti, nonostante la retrocessione nello spareggio con il Piacenza.  Il Perugia dei miracoli di Castagner è stata l’ultima piazza importante, dove cotribuisce al ritorno tra le grandi del calcio con 10 goal, per poi chiudere con Ternana e Reggiana in C1.

 

 

 

Storie di sport – Francesco “Ciccio” Baiano con la maglia della Fiorentina

Francesco “Ciccio” Baiano: Cinico come pochi e di una rapidità pazzesca, è uno dei tanti rappresentanti dell’immensa produzione calcistica zemaniana. Cresciuto nelle giovanili del Napoli, diventa quasi subito il punto di riferimento per una delle più belle cadetterie degli anni novanta. Aprrodato ai satanelli pugliesi, sotto la guida del boemo, esplode definitivamente grazie alle sue scorazzate in area di rigore e le ottime prestazioni si ripetono anche nella massima categoria. I 38 goal in 69 presenze gli valgono una chiamata che non si può rifiutare, sponda viola. Alla Fiorentina  – in tandem con gente del calibro di Batistuta e Rui Costa – rimane per ben cinque anni, dove più che per i goal si rende celebre per l’efficacia del suo gioco in una squadra dalle grandi ambizioni. L’esperienza in Toscana lo porta a sperimentare anche la pista estera, al Derby County, dove però il successo non arriva e la sua carriera vira, irrimediabilmente, verso le minors nazionali. Ultimi sprazzi di rapacità alla Sangiovannese, dove realizza 33 goal in sei anni, e al Sansovino, con meno fortuna, in Lega Pro Seconda Divisione.

 

 

 

 

Alessandro Falanga

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