Liberi tutti, la serie nata dagli autori di Boris. La nostra recensione del primo prodotto streaming della Rai

Dopo aver vinto la scommessa televisiva in anni non sospetti, gli autori di Boris hanno deciso di affrontare un’altra grande sfida.
Liberi Tutti, di Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo (orfani del compianto Mattia Torre, a cui è dedicata la serie), cerca di ripercorrere i successi del precedente progetto in maniera innovativa. E lo fa, azzeccando nuovamente le scelte, con buona parte del vecchio cast.
La particolarità di questo nuovo sceneggiato è data, senza dubbio, dalla distribuzione.
Si tratta, infatti, della prima produzione Rai pensata appositamente per la fruizione in rete.
I dodici episodi presentati, raccontano le vicende di Michele Venturi (Giorgio Tirabassi), un avvocato coinvolto in affari poco chiari che viene arrestato.
La sua unica possibilità di evitare il carcere è rappresentata dal Nido.
Il Nido è una struttura di cohousing gestita dalla ex moglie e dal suo nuovo compagno.
In questo ambiente del tutto estraneo alle sue abitudini, Michele sconta la sua pena nella speranza – con i suoi soliti mezzi – di evitare la detenzione.
Al pari di Boris, Liberi tutti è in tutto e per tutto uno spaccato di quotidianità portata sul piccolo schermo.
La realtà odierna (con la corruzione, il razzismo e i pericolosi intrecci tra affari e politica) è la base di un lavoro che rende la serie semplicemente più che gradevole.
Questa caratteristica, in sostanza, porta lo spettatore a sentire propria la serie Tv grazie ai tanti riferimenti presenti e ad un’ambientazione che è quella che ognuno di noi affronta.
Il dato in questione viene perfettamente riproposto attraverso la particolare caratterizzazione dei personaggi, rappresentative dell’esistenza di ogni singolo.
I soggetti presenti in Liberi tutti, per l’appunto, rispecchiano in tutto e per tutto individui che facilmente è possibile trovare nel nostro percorso.
Chi non ha mai conosciuto un Venturi, o un Lapo, o una svampita Iolde.
In questo specifico caso, senza dimenticare le magistrali interpretazioni di ognuno, ad emergere con forza sono ben cinque figure.
Oltre a Tirabassi, difatti, la parte da leone la fanno Ugo Dighero (Mario) e Giordano De Plano (Lapo), membri del Nido, e la coppia Carlo De Ruggieri/Luca Amorosino (poliziotti che ascoltano le conversazioni del Nido tramite delle cimici).
La personalità di questi personaggi, unita alle abilità dei singoli, permette ai cinque di distinguersi grazie ad un’ottima performance sullo schermo.

A ciò si associa anche la parte comica, tipica dei progetti degli ideatori.
Le tante situazione affrontare portano Liberi tutti a presentarsi come una serie leggera, divertente e adatta a tutti.
Tasto dolente di tutta la produzione, immancabilmente, lo streaming Rai.
Non proprio al passo dei concorrenti privati, avanti anni luce nel campo, lo streaming lanciato da Rai play rivela elementi poco gratificanti per una TV di Stato.
Instabilità diffusa, caricamenti non sempre perfetti e – spesso – audio non proprio impeccabile non sono proprio ciò che lo spettatore si aspetta.
Per una serie nata con l’intento di rafforzare l’aspetto digitale dell’azienda, si può dire che la strada è ancora molto lunga nel settore.
Ma si può sempre migliorare.