X-Men Dio ama, l’uomo uccide, la maturità dei mutanti nel lavoro di Chris Claremont. La nostra recensione del fumetto del 1982

Sin dalla loro nascita, nel 1963 da un’idea di Stan Lee e Jack Kirby, gli X-Men si sono sempre confrontati con una singolare realtà.
Una realtà che non sempre li vede di buon occhio. Anzi, per la maggior parte delle volte si mostra ostile verso un gruppo considerato diverso e quindi pericoloso.
Quando nel 1975 la testata viene affidata a Chris Claremont, le storie sui di mutanti mirano ad approfondire lo stato delle cose.
Nel 1982, con il gruppo all’apice del successo, l’autore inglese decide di compiere una volta per tutte quella rivoluzione copernicana cominciata anni prima. E, attraverso una mini serie intensa, pone le basi per la piena maturità del fumetto.
X-Men Dio ama, l’uomo uccide, infatti, è una storia particolare. Non tanto di azione, pur essendoci diverse scene di lotta, ma di riflessione.
La trama narra di come i ragazzi del Professor Xavier devono fare i conti con la follia del Reverendo William Stryker.
Striker è un ex militare, divenuto nel frattempo predicatore, che esalta idee sulla razza e denigra tutti coloro non ritenuti normali dal suo punto di vista.
In questo scenario, gli X-Men avranno il compito sia di difendersi dalla controffensiva (sia fisica che politico-morale) sia di apparire normali nella loro diversità.
Con X-Men Dio ama, l’uomo uccide, Claremont compie un vero e proprio capolavoro fumettistico. Andando al di là del semplice intrattenimento dettato dal genere e stimolando il lettore alla meditazione sul mondo che vive.
I temi trattati sono il fulcro dell’intero lavoro.
Il razzismo, il fanatismo religioso e il leaderismo ottuso, difatti, creano una cornice forte su cui si basa il volume.
Grazie a questo impianto lo sceneggiatore non solo mette in guardia dalla realtà che conosciamo. Ma invita anche a ribaltarla andando oltre le semplici apparenze di facciata.
Rispetto alle classiche storie a fumetti, inoltre, X-Men Dio ama, l’uomo uccide introduce anche un ulteriore elemento.

I protagonisti non si limitano a lottare contro il nemico di turno, ma cercano in ogni modo di far emergere quella rettitudine che l’uomo dovrebbe perseguire naturalmente (e che puntalmente non segue).
L’elemento in questione permette anche un cambio di prospettiva nelle tavole, approfondendo le singole personalità e rendendo differente il punto di vista sulle storie di genere.
Particolare nel contesto è anche l’alleanza con Magneto. L’antagonista per eccellenza del gruppo, si schiera per la prima volta al fianco di Ciclope e compagni.
Nella battaglia contro Stryker, però, emergono i due contrapposti punti di vista. Che da un lato mirano ad una serena convivenza e dall’altro ad un’accettazione indotta con la forza e, per certi versi, giustificata anche da un trascorso parecchio scottante.
Infine, impossibile non citare il lavoro fatto da Brent Anderson.
L’allora promettente disegnatore entra in punta di piedi nel progetto (sostituisce Neal Adams, impegnato con Batman). Ma riesce, con il suo stile, a caratterizzare perfettamente i personaggi – dedicando diverse tavole ai singoli e al gruppo non in azione – e rendere scorrevole una storia carica di contenuti e adatta a tutte le stagioni.