Scugnizzi per sempre

Scugnizzi per sempre, una storia d’amore per la palla a spicchi e per una città

Scugnizzi per sempre, una storia d’amore per la palla a spicchi e per una città. La nostra recensione della docuserie sulla JuveCaserta dei miracoli


Scugnizzi per sempre
Scugnizzi per sempre – La locandina

E’ stata definita come la risposta italiana a The Last Dance. O anche il Winning Time in salsa campana.

Ma per noi è semplicemente una fantastica storia d’amore per un territorio e per la palla a spicchi.

Scugnizzi per sempre, trasmesso da Rai 2 e RaiPlay, è infatti una sorprendente narrazione non solo delle gesta sportive ma anche del legame tra una città e la sua squadra.

Perché infatti non viene trattato solo ciò che poi ha portato la compagine ai vertici del basket italiano. Ma anche quella che è stata la JuveCaserta per la Campania.

Il lavoro, diretto da Gianni Costantino, parla dei dieci anni che hanno reso il roster casertano una delle più belle realtà nello stivale.

Dall’arrivo di Maggiò alla presidenza fino allo scudetto, difatti, si mostra l’evoluzione di un contesto che ha permesso, negli anni, la nascita di un qualcosa di impensabile.

Scugnizzi per sempre è un ottimo prodotto per diversi aspetti.

Il primo è, senza dubbio, quello dettato dalla storia narrata direttamente dai protagonisti. Attraverso le parole di giocatori, staff e tifosi di allora, ma anche dei loro avversari (su tutti Meneghin e Riva), la serie trasmette direttamente le sensazioni vissute in quegli anni.

In questo modo lo spettatore, oltre ad appassionarsi direttamente alla storia, si immedesima in maniera naturale in coloro che l’hanno vissuta in prima persona.

Accanto a ciò, di forte impatto sono le immagini che scorrono sullo schermo ripercorrendo le tappe della squadra.

Questo dato permette di far emergere due fondamentali elementi.

Il primo è il forte legame tra la pallacanestro e la città. Attraverso lo sport, una città come Caserta è riuscita non solo ad emergere da una visione distorta carica di stereotipi. Ma anche ergersi ad esempio per tutti tramite lo sviluppo tanto dei giocatori locali e la costruzione di un progetto serio da far invidia anche alle grandi realtà.

Il secondo è il riscatto di un luogo che ha dimostrato come nel meridione è possibile fare grandi cose mettendoci impegno e passione e, soprattutto, puntando sulle risorse a disposizione.

La reunion finale, con tanto di chiarimenti tra le persone, e il rammarico per quanto accaduto al simbolo di quegli anni, che lascia l’amaro in bocca, chiudono il percorso intrapreso da questo lavoro. In cui ci si augura possa nascere nuovamente qualcosa di impensabile come allora.

Sono presenti, infine, alcune note dolenti non legate alla produzione in sé.

La messa in onda in seconda serata e lo streaming non ancora ai livelli delle piattaforme più in voga rappresentano una pecca non da poco. Che può essere superata solamente con un investimento maggiore e con un progetto che guarda al futuro.

Proprio come quella JuveCaserta.

Immagini Rai

Alessandro Falanga

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