La notte degli Dei, quella volta in cui John Mc Enroe fu a pochi passi da me. Il ritorno della nostra rubrica Mi ritorni in mente

Primi giorni di Febbraio del lontano 1990, io non ancora 19enne e in quegli anni portatore sano di passione tennistica. Fin dall’infanzia sono stato attratto dal gioco più egocentrico ed individuale sulla faccia della terra. E il perché non l’ho mai capito e forse solo un’analista (bravo) mi può spiegare questa scelta. Al raggiungimento della maggiore età decido di aver imparato abbastanza dal maestro che mi ha accompagnato negli anni, e a cui non sarò mai abbastanza grato, per dedicarmi esclusivamente alla parte agonistica, amatoriale ovviamente. Richiedo di affiliarmi ad un circolo della mia città frequentato da ragazzi della mia età anch’essi portatori sani di tale passione.
Si diceva…..primi giorni di Febbraio 1990, si organizza con i ragazzi una trasferta a Milano per assistere ad una giornata del torneo ATP di Milano al mitico Palatrussardi. Il programma degli incontri di quel pomeriggio/sera era avvincente e avrebbe richiamato nella struttura meneghina parecchi appassionati. Tanto che il mai dimenticato Galeazzi durante la telecronaca della giornata metteva in guardia i malaugurati che si fossero messi in macchina per raggiungere il palazzetto sprovvisti di biglietto. Ma noi, che la televisione non la guardavamo, partimmo ugualmente.
La fortuna aiuta gli audaci e nonostante tutto trovammo i biglietti. Trentaduesima fila. Poco importa, l’importante era avere la certezza che quella sera avremmo potuto soddisfare la nostra smania di vedere giocare i nostri idoli.
Come si diceva il programma della serata era alquanto allettante: si giocavano gli ottavi di finale, primo incontro John Mc Enroe vs. Paolo Canè, Ivan Lendl vs Alexander Volkov e a chiudere un incontro del torneo di doppio. A quei tempi il mio assoluto giocatore preferito era Ivan Lendl, allora numero 1 al mondo dotato di un solido gioco da fondocampo, devastante dritto e servizio e un gran brutto carattere, quindi per me la serata era focalizzata sul veder giocare dal vivo per la prima e unica volta il mio campione preferito.
Non sapevo però che sarei stato folgorato anche da colui che in realtà avevo sempre disprezzato non tanto come giocatore quanto come personaggio, ovvero “the genius” John Mc Enroe.

Come detto fu lui a scendere per primo in campo contro l’orgoglio italiano dell’epoca Paolo Canè, cavallo matto caratterialmente ma dotato di un gran rovescio che il nostro mitico Bisteccone aveva ribattezzato “turbo rovescio”. Ovviamente si parteggiava per il nostro portacolori anche se il risultato pareva scontato. Ma durante il match iniziai ad osservare i movimenti e i colpi dell’americano, che avevo visto 1000 volte in televisione, ma che dal vivo erano qualcosa di assolutamente magico. Nonostante colpi impostati esattamente al contrario di come qualunque maestro avrebbe insegnato ai propri allievi, sembrava accarezzasse la palla mettendola in zone del campo che sembravano impossibili da raggiungere. Con un maestria che dava l’impressione che la pallina venisse lanciata con la mano invece che colpita con la racchetta.

Purtroppo il match terminò tutto sommato in fretta con la netta vittoria dell’americano per 6-4/6-1. Non riuscivo a togliermi dalla testa quello che avevo visto, ma si stava avvicinando il momento da me tanto atteso, e mi concentrai su quello che stava per avvenire in campo. Ivan Lendl era lì, non c’era più una televisione e centinaia di km a dividerci, ma solo 32 file di sedie e finalmente mi sarei goduto il gioco del mio idolo.
L’avversario di quella sera era un giocatore sovietico che in un secondo tempo scoprì avesse una storia singolare del suo passato. Alexander Volkov destrorso per natura fu costretto ad imparare a giocare con la sinistra in seguito ad un incidente che lo aveva coinvolto in gioventù e che di fatto ha reso inutilizzabile il braccio destro per giocare. Sarà stata la troppa emozione provata oppure l’orrenda partita che giocarono i due ma non ricorderò certo quella serata per la partita giocata da Lendl anche se ne uscì vincitore per 6-2/2-6/6-1.

Come detto prima il programma della serata non era terminato, mancava ancora la disputa di un match del torneo di doppio.
La maggior parte del pubblico, probabilmente soddisfatto di quanto visto fino a quel momento decise di abbandonare il Palatrussardi. Ma noi, da veri malati, non ci pensavamo minimamente ad abbandonare i nostri posti, tanto che approfittammo dell’abbandono del maggior parte del pubblico per scendere in quarta fila.
Non sapevo che avrei assistito ad un match che nonostante la sua importanza fu assolutamente spettacolare. Il torneo di doppio, allora come oggi, viene giocato parallelamente al torneo di singolare, e molti big si cimentano con l’unico scopo di potersi allenare o comunque di giocare partite con un spirito più leggero.
Dopo qualche minuto scesero in campo le due coppie: Jacok Hlasek e John Mc enroe vs. Erik Jelen e Michael Mortensen, avrei rivisto giocare il genio americano e in un contesto di gioco (quello a rete) che lo esaltava maggiormente. Come spesso accade in questi match si gioca un po’ per lo spettacolo e in maniera meno spasmodica per il risultato, ma quello a cui si è assistito è stato un vero show di colpi geniali sia di gag che hanno coinvolto il pubblico. Lo scambio che ha rischiato di far crollare il palazzetto nonostante il poco pubblico rimasto si è concluso con una voleè smorzata ad incrociare giocata in mezzo alle gambe dal giocatore americano che ha lasciato sbigottito anche il suo compagno di gioco; da applausi (come effettivamente è stato) anche l’intervento di Mc Enroe a segnalare al giudice di sedia che uno spettatore si era tranquillamente acceso una sigaretta durante il match. La partita terminò con la vittoria di Jelen e Mortensen per 6-4/7-6 ma il risultato è assolutamente passato in secondo piano rispetto allo spettacolo messo in campo dai 4 protagonisti.
Finito tutto? Assolutamente no……approfittando della postazione privilegiata in quarta fila, al termine dell’incontro mi fiondo nella zona dove i giocatori posizionano borse e racchette e si dissetano ai cambi campo, mi trovo faccia a faccia con John Mc Enroe, che si toglie la polo sudata, tra me e me mi dico “adesso me la regala”, e invece la lancia al di sopra della mia testa atterrando qualche metro più distante, non faccio a tempo a raccoglierla perché vengo anticipato da altri spettatori.
Pazienza…..forse sarebbe stato troppo, tornai a casa con la convinzione di aver scoperto un genio…con colpevole ritardo, e con un’aumentata passione per quello sport così egocentrico ed individualista.