Dark side of the moon, l’opera moderna a cinquant’anni dalla pubblicazione. La nostra recensione dell’album dei Pink Floyd

Il 1° marzo 1973 i Pink Floyd pubblicano l’album Dark side of the moon. Un lavoro straordinario che a 50 anni di distanza rimane un’opera quanto mai attuale. E che ha resistito ai decenni tanto da poter essere considerata una vera e propria opera d’arte della musica moderna al pari delle opere di compositori come Mozart e Beethoven.
I Pink Floyd all’epoca abbandonano la vena psichedelica dei loro albori creata da Syd Barrett ormai impegnato a combattere la guerra contro i suoi demoni e contro le droghe sintetiche di cui era ormai assolutamente dipendente. Al suo posto era stato chiamato David Gilmour, talentuoso chitarrista dotato di una voce calda e capacità compositive immense. Mentre il resto della band era rimasta identica: Roger Water, bassista e mente del gruppo a cui si devono i testi di questa nuova era della band, Richard Wright e Nik Mason a completare la base ritmica e melodica.
Perché Dark side of the moon è un album che ha lasciato la propria impronta eterna nella storia della musica come quella di Neil Amstrong al momento dell’allunaggio del 1969?

L’intero prodotto è talmente avveniristico che l’ascolto da parte di un neofita potrebbe essere posto a livello temporale come prodotto all’inizio degli anni 2000. I suoni, gli effetti, i rumori di fondo (assolutamente voluti) contenuti nell’album sono stati studiati nei minimi particolari. E assemblati da un altro genio della musica quale è stato Alan Parson, dal battito del cuore che apre e chiude il disco, passando all’intro di Money creato riportando il rumore di un registratore di cassa e delle monete che cadono al suo interno ad un tempo musicale di 7/4, assolutamente inusuale per la musica moderna. Per concludere con le voci che si possono ascoltare nel corso dell’album volute da Waters e realizzate con “interviste” effettuate all’interno degli studi di Abbey Road di Londra ai personaggi che lavoravano al suo interno.

Dark side of the moon è un concept album, come lo sarà anche The wall pubblicato qualche anno più tardi. I cui brani sono legati senza soluzione di continuità iniziando e terminando con il battito del cuore e tratta della vita umana, ponendo temi sempre attuali.
Quali il tempo che scorre inesorabilmente e di cui non siamo in grado di goderne i momenti cruciali, la bramosia e la ricerca spasmodica del denaro, le differenze sociali che portano inesorabilmente alle lotte e alle guerre di classe magistralmente riportate nel brano Us and them, fino alla trattazione della follia umana di Brain damage, con chiaro riferimento alla figura di Barrett.
Sul senso conclusivo dell’album si aprono scenari che portano a diverse interpretazioni. E che rendono ancoro più affascinante quest’opera: il lato oscuro della luna è in realtà la vena folle che è insita in ognuno di noi oppure è composto dai beni materiali e dalla rincorsa al successo che ci impedisce di uscire dal cono d’ombra ed elevarci a livelli spirituali superiori per godere del vero senso della vita?
L’ultimo brano Eclipse parrebbe coincidere con questa ultima interpretazione. Nel testo vengono elencate tutte le azioni che ogni essere umano compie nell’arco della sua vita, affermando che ogni azione che avviene sotto il sole è in sintonia. Ma che lo stesso è eclissato dalla luna e al termine una voce in sottofondo afferma che “Non c’è alcun lato oscuro della luna davvero. Di fatto è tutta oscura”
Infine, un invito da parte di chi scrive a chi non avesse mai avuto l’opportunità di ascoltare questo disco: prendetevi 45 minuti, possibilmente al buio, staccate cellulari o qualsiasi altra diavoleria tecnologica, prendete cuffie o auricolari e ascoltate questa assoluta opera musicale moderna che rimarrà eterna per la sua bellezza e complessità.