Stefan Bellof, un fulmine all’inferno. Il nostro omaggio al grande talento dell’automobilismo di inizio anni ’80

Un paio di anni fa scrissi su queste pagine un articolo dedicato ai 70 anni della nascita di Gilles Villeneuve, cometa e talento genuino della Formula 1 di fine anni 70 – inizio 80.
Oggi racconterò le gesta di un altro grande talento del volante che non ha avuto la possibilità e la fortuna di balzare alle cronache della massima serie dell’automobilismo, ma che ha regalato grandi prestazioni soprattutto nei campionati prototipi e che ha detenuto per circa 30 anni un record epico.
Il pilota è Stefan Bellof, tedesco, anno di nascita 1957. Esordisce a 16 anni nei kart per passare alle auto a ruote scoperte nel 1980 vincendo il campionato tedesco di Formula 3 alla sua prima partecipazione e il campionato internazionale sempre di Formula 3 l’anno successivo.
Fu però 1982 l’anno chiave per il giovane Stefan. Corre nel campionato di Formula 2 e le sue gesta colpirono gli uomini della Porsche, che in quegli anni dominava il mondo delle gare endurance con le mitiche 956, e che era alla ricerca di un giovane promettente da affiancare a piloti più esperti quali Jochen Mass, Jacky Ickx e Derek Bell.
Gli uomini Porsche furono colpiti dalla velocità pura che il pilota tedesco riusciva a scaricare in pista da ogni vettura che guidava.

Il 1983 riserva anche un’altra piacevole sorpresa per Bellof. Nei primi mesi dell’anno viene chiamato a svolgere un test per la Mc Laren Formula 1, allora gestita da Ron Dennis, insieme ad Ayrton Senna e Martin Brundel. I tempi del tedesco, per di più costretto a guidare una vettura non aggiornata, sono di tutto rispetto e l’allora team principal di Wocking vorrebbe ingaggiare Stefan. Ma purtroppo a causa di una questione di incompatibilità di sponsor (Rothmans title sponsor della Porsche endurance e Marlboro sponsor Mc Laren) impediscono al pilota di poter entrare in Formula 1 dalla porta principale.
In compenso l’avventura nel mondiale endurance con la Porsche inizia nel migliore dei modi con 3 vittorie, 4 pole position e 4 giri veloci che portano Bellof, il compagno di scuderia Dereck Bell e la 956 di Stoccarda al quarto posto alla fine del campionato. Gli ingegneri della scuderia tedesca sono stupiti della capacità e della facilità, ai limiti dell’incoscienza, di Stefan di portare l’auto a prestazioni assolute in termini di velocità pura.
Ma la più assoluta dimostrazione del talento cristallino e incosciente del pilota tedesco avviene il 28 maggio 1983 in occasione dell’ultima 1000 km nella storia della Nordschleife del Nurburgring. La pista di oltre 20 km che corre nei boschi dell’Eifel, tristemente ricordata per i numerosi incidenti avvenuti, è ribattezzata “Inferno Verde” a sottolineare la pericolosità del circuito.
Nel sabato delle prove di qualifica la Porsche 956 di Bellof si lancia tra le curve che corrono all’ombra del castello di Nurburg. Non solo alla ricerca della pole position, ma per essere l’uomo più veloce nella storia sfidando il Diavolo nel suo inferno. Il cronometro alla fine dei 20 km dice 6’11”13, alla spaventosa media di 202 km/h. Il paddock rimane letteralmente sbigottito davanti ad una tale prestazione, l’altra vettura della scuderia si “ferma” a 6’16”850 e la prima auto non Porsche, la Lancia LC2 della coppia Patrese–Alboreto, segna il tempo di 6’41”170!!!
Nonostante quest’impresa il pilota tedesco non è pienamente soddisfatto. In quanto ritiene di aver commesso un paio di errori e di essere stato ostacolato dal traffico in pista.
La domenica, durante la gara, dopo una prepotente rimonta nei confronti della vettura gemella, Stefan prova nuovamente a ripetere l’impresa. Nonostante le condizioni della vettura non fossero quelle della qualifica e la pista sicuramente più trafficata rispetto alla giornata precedente.

Al primo intermedio il tempo è già inferiore rispetto a quello stabilito il giorno prima, ma l’Inferno verde questa volta presenta il conto non riscosso il giorno prima. E al superamento di un dosso la Porsche 956 si scompone, atterrando su una ruota sola e finendo la sua corsa contro le barriere, ponendo fine al nuovo tentativo che non gli impedirà di essere il re indiscusso della Nordschleife per decenni.
La consacrazione arriverà l’anno successivo con la conquista del titolo mondiale Endurance con 6 vittorie su 9 gare. Conquista la vittoria su piste storiche come Monza, Nurburgring, Spa, Fuji e Imola.
Nel 1984 fa il suo debutto anche in Formula 1. Purtroppo si trova nel momento giusto ma nel posto sbagliato, in quanto il suo enorme talento viene scelto da Ken Tyrrel, grande scopritore di piloti, ma in quegli anni non in grado di fornire auto competitive a causa degli scarsi fondi monetari a disposizione.
Stefan avrà all’attivo 20 Gran Premi, alcuni piazzamenti che porteranno alcuni punti alla scuderia e un solo grande acuto.
Nell’ormai storico Gran Premio di Montecarlo del 1984 sotto il diluvio che portò alla ribalta il fenomeno Ayrton Senna nessuno (o quasi) ricorda chi finì dietro l’asso brasiliano. Con Senna secondo con coda di polemiche per la bandiera a scacchi sventolata a metà gara, finì proprio Stefan Bellof, autore anch’egli di una fantastica rimonta dalla ventesima posizione di partenza.
Come Senna anche il pilota tedesco dimostrò al mondo la sua grande sensibilità di guida sull’acqua e ribadì la fama di pilota veloce e abile.
Purtroppo la vita di Bellof ebbe una tragica fine l’anno seguente alla 1000 km di Spa. Mentre si trovava alla guida della sua Porsche tentò un sorpasso al suo ex compagno di squadra Jacky Ickx alla splendida e terribile curva Eau Rouge. Dopo un contatto la sua auto si schiantò contro il muro di protezione prendendo fuoco e non lasciando scampo all’allora 28enne tedesco.
La figura e le straordinarie abilità di Bellof rimangono sconosciute a chi segue o seguiva il motorsport in maniera superficiale fermandosi al dorato mondo della Formula 1. Ma le sue imprese hanno avuto una grande importanza a livello sportivo in quanto ottenute con auto di 620 cavalli e su circuiti che 30 anni fa non erano un baluardo di sicurezza come quelli odierni.Purtroppo quello che era attuale allora lo è anche oggi; nel mondo delle corse chi comanda è lo sponsor, e un marchio di sigarette ha impedito, ad un possibile e probabile campione del mondo di Formula 1,di entrare nel Circus dalla porta principale. Ed esserne accompagnato all’uscita velocemente senza avergli dato i mezzi per dimostrare il suo valore, il destino ha fatto resto.