La profezia dell’armadillo, l’esordio di Zerocalcare. La nostra recensione del volume del 2012 edito Bao Publishing

Avete presente quella previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti ?
E’ la stessa che Zerocalcare chiama La profezia dell’armadillo.
Nel 2012, dopo anni di gavetta divisi tra case editrici e blog personali, Michele Rech, alias Zerocalcare, esordisce nel mondo dei fumetti con una storia molto particolare.
La profezia dell’armadillo, infatti, non solo rompe qualsiasi schema di un mondo fino a quel momento non del tutto aperto a novità. Ma presenta un differente stile nel raccontare le storie, che farà da apripista a tutto un nuovo movimento fumettistico.
Il lavoro di Zerocalcare parte dalla descrizione della vita del protagonista, lo stesso autore, che improvvisamente viene stravolta da una notizia: una sua amica di infanzia, nonchè suo primo amore, è venuta a mancare improvvisamente.
Prende piede, da quel momento in poi, un’analisi personale a trecentosessanta gradi. Che tra ricordi di infanzia e situazioni reali, porterà il personaggio a una peculiare, quanto veritiera, riflessione.
La profezia dell’armadillo rappresenta un vero e proprio must del fumetto tricolore.
Con questo suo primo volume, difatti, l’autore compie realmente una rivoluzione del settore e stabilisce, presentandola al pubblico, una chiave di lettura del tutto nuova.
Il punto di forza è dato, senza dubbio, dall’impostazione del volume.
Partendo da un preciso episodio, viene innescato un pensiero specifico in cui viene fatta una sorta di analisi della vita.

Ciò è reso possibile grazie a una tecnica innovativa. In cui, attraverso storie brevi inserite all’interno, Zerocalcare non solo riesce a determinare un filo conduttore. Ma anche un pensiero più profondo che poi sfocerà nello straordinario finale.
Il motto, di oraziana memoria, carpe diem inoltre è il fulcro dell’intero volume.
I flashback, le storie di vita vissuta e la quotidianità mettono a nudo le occasioni mancate. O quelle evitate a causa delle insicurezze personali che attanagliano ciascuno di noi. O, peggio ancora, quelle non comprese dando per scontata la profezia citata nel titolo.
L’attenta analisi di una generazione, quella dell’autore, ma anche di tutti coloro che si ritrovano il libro tra le mani, è la ciliegina sulla torta.
Rech non parla in maniera casuale delle problematiche di oggi. Ma, attraverso l’esperienza personale, narra in maniera concreta il mondo che ci tocca affrontare tra le mille sfumature del nostro io.
Il bianco e nero della prima versione, infine, si mostra come ciò che occorre a esternare tutto quello che è descritto nel lavoro. Tramite una testimonianza diretta di tutto ciò che in questi singolari anni ognuno di noi è obbligato ad affrontare.
Alessandro Falanga