La misura del tempo, una storia tra presente, passato e futuro. La nostra recensione del romanzo di Gianrico Carofiglio

Il successo di un romanzo è misurato non solo attraverso le vendite, ma anche tramite l’abilità dell’autore di rendere partecipe il lettore.
Questo dato è riscontrabile in vari modi nelle diverse pubblicazioni. E può essere raggiunto grazie a differenti espedienti letterari.
Tra questi, uno molto interessante è dato dal rendere familiare un argomento che lo è per lo scrittore, ma non sempre per il lettore.
L’elemento in questione può essere facilmente ritrovato ne La misura del tempo (Einaudi, 2019) di Gianrico Carofiglio.
La trama segue due specifici binari che si intrecciano tra loro e rendono l’intera vicenda peculiare.
L’avvocato Guido Guerrieri viene contattato da una sua vecchia fiamma, Lorenza, per difendere il figlio Iacopo dall’accusa di omicidio.
Addentrandosi tra le vicende giudiziarie e le stretegie della difesa, la storia alterna racconti di epoche passate e presenti ponendo al centro di tutto una più ampia riflessione.
La misura del tempo risulta un ottimo romanzo in cui il centro di tutto è, per l’appunto, lo scorrere dei momenti.
Il presente, il passato e (la visione) del futuro infatti si amalgamano tra loro perfettamente giungendo ad una visione particolare sull’esistenza.
Il tempo, nello specifico, è considerato sotto diversi aspetti.
In primo luogo è presente un’analisi su ciò che è stato tramite le esperienze del protagonista nel periodo in cui frequentava Lorenza.
Da questo punto di vista l’autore pone in essere una sorta di what if riportando alla luce esperienze e attimi del tempo che fu.
Al centro, invece, c’è il presente che viene suddiviso in due specifiche sezioni: il preciso istante e quello che si vive successivamente la vicenda processuale.
Facendo ciò, Guerrieri scopre ancor più ciò che è attuale, con tanto di evoluzioni dovute agli anni trascorsi. E ciò che avrebbe voluto fosse in un determinato modo ma, inevitabilmente, non è.
Infine il futuro. Anche in questa categoria c’è uno sdoppiamento della concezione.
Da un lato la riflessione verso ciò che accadrà, in particolar modo guardando alle vicende di Iacopo.
Dall’altro la visione della realtà che, ancora una volta, non è proprio quella che la figura centrale si aspettava.
A questo elemento, inoltre, se ne aggiunge un altro dettato dall’espediente letterario utilizzato.

Facendo valere la sua esperienza come magistrato, Carofiglio riesce a mettere in piedi un’intera narrazione giudiziaria, senza però escludere il lettore.
In sostanza, pur trattandosi di un argomento non proprio affine a tutti, l’autore descrive le vicende nel modo più semplice possibile. In modo che tutti possano capire facilmente cosa accade e quali riferimenti siano stati presi in considerazione.
Grazie a ciò, non solo si mette ancora una volta al centro il pubblico. Ma lo si rende pienamente partecipe di uno sviluppo degli eventi in cui lo stesso riveste il ruolo di spettatore interessato.
La caratterizzazione dei personaggi, ancora, è la ciliegina sulla torta.
Sicuri ma spaesati. Attenti ma distratti. Stupiti dagli eventi e sempre impreparati alle situazioni spinose che la vita ci pone di fronte.
Insomma, la personificazione di ognuno di noi nell’affrontare l’esistenza di tutti i giorni è presente in ogni soggetto descritto.
Uno stile semplice e una scrittura scorrevolissima, infine, chiudono definitivamente il cerchio. Portando La misura del tempo a divenire uno straordinario lavoro che impone al singolo un attento ragionamento sull’inesorabile procedere degli istanti.