F is for family, la centralità della famiglia nella quinta e ultima stagione. La nostra recensione

E alla fine arrivò quel giorno.
Dopo una interessentissima e stravagante quarta stagione, F is for family, serie animata targata Netflix ideata da Bill Burr e Michael Price, è giunta all’epilogo.
Al netto della delusione per non poter più godere delle avventure della famiglia Murphy, però, possiamo dire che anche questa quinta stagione ha dato grandi soddisfazioni. Tracciando una nuova linea che, riprendendo le fila dagli episodi precedenti, proietta verso una nuova prospettiva.
Il tutto si era concluso con la morte di William Murphy, padre di Frank, che aveva parecchio scosso il personaggio e tutti i Murphy.
Nella nuova storia, ripartendo da questa situazione, si generano tre filoni principali che caratterizzeranno ognuno dei protagonisti.
Infatti Sue cerca di ricompattare il rapporto con i suoi e suo fratello, Frank spera di rivalutare il padre e i tre figli avranno ognuno delle esperienze singolari per la loro crescita.
I tre approfondimenti permetteranno alla serie tanto lo sviluppo di una nuova visione di insieme, quanto un’evoluzione nelle peculiarità dei singoli.
La serie finale di F is for family, in sostanza, propone un ulteriore punto di vista, collegato perfettamente a quelli precedenti, che rende il tutto meraviglioso.
La famiglia, ancor più degli eventi precedenti, diventa il fulcro dell’intero lavoro. Con i tentativi di Frank e Sue che giungono a centrare un duplice obiettivo.
Il primo è quello di ricongiungere legami antichi, non più forti a causa degli accadimenti.
Il secondo, invece, è quello di riuscire, centrando il primo scopo, di rafforzare anche il proprio nucleo familiare.
In questo contesto si inseriscono in maniera precisa anche le vicende dei tre figli della coppia. Le cui esperienze personali non solo mostrano un determinato percorso di crescita. Ma anche una specifica caratterizzazione che ne modella sempre di più l’indole di ognuno.

A fare da cornice, poi, c’è sempre il tentativo di far riflettere su quanto stiamo vivendo ancora oggi.
Il razzismo, lo sfruttamento sul lavoro e la corsa alla celebrità, soprattutto nella parte finale, fungono da spunto per spingere a una più ampia meditazione sui giorni nostri.
Facendo così gli autori da un lato dipingono un contesto che è stato e, purtoppo, è ancora incasinato. Dall’altro invogliano a superarlo in nome di un mondo differente e più giusto.
Significativi, a tal proposito, sono tre esempi.
Il primo è quello di Robert Bob Pogo Pogrohvich, che nel delirio di onnipotenza finisce per perdere qualsiasi cosa e rischiare anche la vita.
Il secondo è quello di Chauncey Rosie Roosevelt e Smokey Greenwood, che cercano di far capire quali sono i veri problemi da affrontare nella vita.
L’ultimo, quello di Frank che nel finale di stagione cambia radicalmente il suo atteggiamento iniziando a capire realmente ciò che conta nella sua esistenza.
Grazie di tutto famiglia Murphy.