The Last Soup

The Last Soup, un cortometraggio horror tutto italiano

The Last Soup, un cortometraggio horror tutto italiano. La nostra recensione del lavoro di Sebastiano Orfeo


The Last Soup
The Last Soup

Un horror per essere efficace deve avere sostanzialmente due caratteristiche: semplicità e concretezza.

Proprio grazie a questi due elementi, infatti, un lavoro proposto riesce tanto a non perdersi nei meandri del genere, rischiando di divenire banale, quanto a centrare il proprio obiettivo, cioè spaventare.

Negli ultimi anni, accanto alle classiche produzioni, si ne è sviluppata un’altra molto interessante: quella del cortometraggio.

Tra i tanti progetti presenti, uno che ci ha particolarmente colpito è The Last Soup del videomaker milanese Sebastiano Orfeo alias Seb Orfeo.

Facendo proprie le caratteristiche elencate in precedenza, The Last Soup si mostra come un ottimo lavoro in cui è possibile riscontrare una serie di elementi degni di nota.

La trama del corto, come detto, è molto semplice e lineare. Un uomo intento a mangiare una zuppa, esorta la sua compagna morta, esposta di fronte a lui a tavola, a consumare il pasto.

L’uomo, colpevole dell’omicidio, viene distratto dal  campanello di casa. Non trova nessuno alla porta e quando rientra improvvisamente rimane al buio a causa di un temporale.

Il finale, che chiaramente non sveleremo, è tutto da scoprire.

The Last Soup è un prodotto genuinamente straordinario. Che parte da una base elementare horrorifica e si sviluppa all’interno di differenti peculiarità, tipiche dei lavori di Orfeo.

Il punto di forza è proprio l’idea di fondo del cortometraggio. L’ambietazione, la trama e l’epilogo sono, praticamente, le tipiche sequenze di genere, a cui si affianca quel pizzico di mondanità che rende il tutto più realistico.

The Last Soup
The Last Soup

Ciò, non solo offre la possibilità di semplificare la scena, ma consente di espandersi in lungo e in largo facendo evolvere la storia nel miglior modo possibile. Portando, inoltre, il pubblico ad immedesimarsi a pieno con quanto vede, trattandosi di fronte ad una consueta scena quotidiana.

A questo si associa il cliché, in cui emerge con forza la nostra conterranea Lina Marciello, che porta il tutto a divenire più chiaro e diretto.

In pratica, grazie a uno standard horror, si riesce in pochi minuti a sconvolgere la scena e, contemporaneamente, terrorizzare lo spettatore.

Abbiamo colto infine anche un’ulteriore matrice di questo lavoro. In cui realtà e orrore, come spesso accade, si fondono per cercare di indurre coloro che sono al di là dello schermo a riflettere.

Il tema del femminicidio, della vendetta e della giustizia giusta sono difatti portanti in un prodotto che è molto più di un semplice cortometraggio horror.

Alessandro Falanga

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