Licorice Pizza, uno sguardo al passato per riflettere sul futuro. La nostra recensione del film di Paul Thomas Anderson

Guardare indietro e cercare di spiegare un futuro che, ormai, sembra esserci sfuggito di mano. Con tanto di riflessione su ciò che eravamo e ciò che siamo diventati.
Licorice Pizza (2021) di Paul Thomas Anderson è una vera e propria critica nei confronti dei giovani di oggi. Della serie: guardate come eravamo noi prima che internet rovinasse tutto.
I due protagonisti sono due dinamici figli del loro tempo, immersi nella recitazione, nella voglia di sfondare o in quella di mettere su un piccolo business.
Restano sempre giovani e devono in qualche modo fare l’esperienza più importante, quella di innamorarsi.
Paul Thomas Anderson prende due persone, due persone differenti tra loro, le fa avvicinare e poi si diverte a guardare cosa succede.
Licorice Pizza non è molto diverso da The Master o da The Phantom Thread. Il regista filma la crescita dei singoli protagonisti – più determinato e idealista Gary, più insicura ma anche più tosta Alana – ma anche della coppia, messa a dura prova da una serie di eventi, anzi di personaggi che si mettono tra di loro. Meravigliosa la scena con Tom Waits e Sean Penn e quella con quel pazzo di Bradley Cooper.
I due sono giovani, giovanissimi, corrono, si danno da fare, si fanno i dispetti, si innamorano. Licorice Pizza è una parabola, tenera e quasi ingenua, che racconta la nascita di una storia d’amore in America negli anni settanta. Anderson quegli anni settanta con una fotografia sontuosa e una serie di brani (Nina Simone, The Doors, Paul McCartney & Thw Wings) che raccontano quel periodo.
Anderson dipinge un periodo in cui le possibilità, in America, erano ancora tante e apertissime e sulla base di quella realtà, radicatamente americana, racconta i ragazzi, cioè l’età dalle mille strade e opportunità.
Menzione a parte per Cooper Hoffman: il ragazzo si farà, ha un talento incredibile e ricorda tantissimo lo sfortunato padre.