Ghostbusters: Legacy, la nuova stirpe di acchiappafantasmi. La nostra recensione del film diretto da Jason Reitman

Lo abbiamo amato. Lo abbiamo imitato. E abbiamo aspettato per anni un degno seguito dei primi due film.
E ora finalmente è arrivato questo atteso terzo capitolo ufficiale.
Ghostbusters: Legacy, diretto da Jason Reitman (figlio del regista dei primi due capitoli Ivan), è tutto ciò che i fan di mezzo mondo volevano vedere sul grande schermo da diverso tempo.
Questa nuova pellicola, giunta dopo lo sciagurato reboot del 2016, non solo rappresenta l’onesto seguito di ciò che fu negli anni ottanta. Ma anche quel vero e proprio passaggio di testimone, che per forza di cose doveva essere compiuto dopo le prime due avventure.
La trama narra le vicende di Callie Spengler e dei suoi due figli, Phoebe e Travor, dopo il trasloco in una piccola cittadina dell’Oklahoma.
In questo posto sinistro, dove sono ancora vive leggende metropolitane legate al fondatore della città, scoprono diversi segreti legati alla loro famiglia e al ruolo nella società del vecchio nonno Egon.
Ghostbusters: Legacy è semplicemente il tributo che tutti noi avremmo voluto vedere.
Con passato e presente che si incontrano pian piano e vecchi fasti, e nemici, che ritornano alla luce dopo diverso tempo.
Il punto di forza del film di Reitman è proprio quello citato nel titolo: la dinastia.
La passione per il brand e il rispetto per quanto fatto in passato, portano infatti il regista a compiere un’operazione che parte da lontano e apre le porte ad un nuovo ciclo di avventure.
Questo dato si evidenzia in diversi fattori che, al netto della narrazione, rendono possibile l’intera strategia.
Il forte legame con Ghostbusters (1984) e il ritorno di tutti i protagonisti (compreso l’indimenticato Harold Remis) da un lato mostrano quanto questo lavoro sia il diretto successore del precedente. E dall’altro quanto lo scorrere del tempo possa permettere di ricreare un’atmosfera simile, anche se in contesti totalmente differenti, come quella di oltre trent’anni fa.
L’elemento in questione è chiaramente rimarcato nel film: il legame di parentela, il numero di telefono ancora attivo e i vecchi mostri che ritornano all’attacco come una volta.
Grazie a ciò, quindi, Ghostbusters: Legacy diventa una pellicola familiare, attuale e soprattutto un’ode a tutto quello che è stato.
Il tono scherzoso e mai troppo serio e la location differente, chiudono poi un cerchio praticamente perfetto.
La presenza dei personaggi dei primi due capitoli, inoltre, fa poi tutto il resto.

I Ghostbusters originari hanno un posto speciale nella memoria di ognuno di noi e rivederli nuovamente con le tute e gli zaini protonici ha senza dubbio qualcosa di magico che ci porta indietro nella storia.
Da evidenziare anche il forte omaggio ad Harold Ramis.
La conservazione della sceneggiatura scritta da Aykroyd e Ramis ma mai andata in porto, la spiegazione di fenenomeni risalenti al primo film, la dedica finale e le scene post crediti rendono lustro ad un grande personaggio come l’interprete di Egon Spengler.
Nonostante alcuni buchi di sceneggiatura, soprattutto nel finale dove le vicende si alternano forse con un po’ troppa velocità, Ghostbusters: Legacy si mostra come un buon prodotto di intrattenimento.
Che fa rivivere agli appassionati tempi mai dimenticati e fa avvicinare le nuove generazioni ad un mondo a dir poco favoloso.