Scrivere è libertà, la nostra intervista a Filippo Ratta. Il vincitore della prima edizione del contest risponde alle nostre domande

Scrivere è libertà non è stata solo la realizzazione di un sogno. Ma la visione di un domani che attraverso la cultura possa fungere da faro per il futuro, nel nostro piccolo, dell’intera Penisola.
Tutto è nato quasi per caso.
Veniamo da esperienze diverse, abbiamo interessi differenti e ognuno si caratterizza per le proprie peculiarità.
Questo insieme di elementi discordanti è stata, però, la nostra vera forza.
Che ci ha permesso di costruire qualcosa di solido che vada oltre i confini regionali e oltre la peculiarità del singolo.
Tutto ciò, inoltre, ci ha consentito anche di conoscere tante straordinarie personalità letterarie che non pensavamofossero presenti sul territorio.
Tra queste c’è Filippo Ratta, vincitore della prima edizione del nostro contest.
Lo abbiamo intervistato di recente e queste sono le sue risposte alle nostre domande.
Abbiamo chiamato il nostro contest Scrivere è libertà parafrasando Monica Vitti, che ha dichiarato di essersi sentita veramente libera quando ha scritto il suo primo libro. Cosa scaturisce in te la scrittura?
La scrittura, per me è una ragione di vita. Mi fa sentire libero, vivo. Senza voler essere blasfemo mi fa sentire Dio. In un certo senso – non avendo figli posso solo immaginarlo – credo sia come essere genitori. Creare dal nulla, partendo da un foglio bianco, candido, una storia e scatenare emozioni, sentimenti e quant’altro, è una sensazione bellissima,indescrivibile
A che età hai cominciato a scrivere e cosa è stato il motivo che ti ha portato a mettere nero su bianco i tuoi pensieri?
L’età precisa non la ricordo. Ho sempre avvertito l’esigenza di scrivere; a scuola i miei temi erano infiniti, per la disperazione dei vari professori che spesso mi dicevano cose del tipo “ma devi per forza riempire almeno tre fogli protocollo? Non riesci ad essere più sintetico?”. Poi, un giorno, in seconda ragioneria, una docente di lettere, supplente, diede un compito per casa particolare: scrivere un racconto di paura. Immaginai una storia e quando consegnai lo scritto, fu entusiasta al punto da costringermi a leggerlo davanti a tutti, con i compagni di classe euforici. Fu probabilmente in quel momento che capii di avere qualcosa da dire; l’anno seguente cambiò il professore, un insegnante stile “ Attimo fuggente” a cui sarò per sempre legato, e arrivò la scintilla definitiva.
Quali sono le tue esperienze in ambito letterario?
Ho partecipato, negli anni, ad alcuni contest, arrivando a volte primo, altre piazzandomi ed ho pubblicato su alcune antologie a scopo benefico. Ho anche diretto un piccolo giornale/newsletter sull’attualità felsinea (ho un rapporto di amore/odio con la mia città, Bologna)
Come hai scoperto il nostro contest e quando hai deciso di prendere parte a Scrivere è libertà?
Devo essere onesto; l’ho scoperto quasi per caso, su facebook. Dal 2014 ad oggi ho vissuto anni particolari e appena ho appreso la notizia di questo contest ho pensato: “devo assolutamente partecipare, voglio rimettermi in gioco”. Ho cominciato a rielaborare alcuni racconti che non ho mai pubblicato e avevo da parte, ma nessuno mi soddisfaceva; sono entrato un po’ in crisi; “e ora? Come faccio ad iscrivermi? Non ho idee valide” poi una notte….
Eutanasia di un sentimento è un racconto molto particolare. Quasi un mix tra un thriller e un noir, che pian piano conduce il lettore ad una sconvolgente verità finale. Come e quando ti è venuta l’idea per questo racconto? Cosa ti ha spinto a scrivere un thriller/noir piuttosto che un racconto di un altro genere?
Ho anticipato, senza volere, la risposta a questa domanda nel quesito precedente. Il racconto, che mi piace definire romantic- dark- noir, è nato in un modo molto particolare. Normalmente ho una specie di “rito”, se così si può definire.
In ogni angolo della mia casa ci sono fogli, post-it, foglietti, penne et similaria. A volte mi vengono ispirazioni improvvise e il mio iter è fondamentalmente questo: copiare frasi/pensieri/intuizioni su post-it e affini poi scrivere una prima stesura su fogli a4 a penna, quindi riversarli su laptop e iniziare la fase di correzione/stampa.
Nello specifico, il racconto è nato in modo divertente.
Una notte ho fatto un sogno “già con le parole” come direbbe il mio corregionale Vasco Rossi.
Ho capito subito potesse scaturirne qualcosa di interessante per cui mi sono autoimposto di svegliarmi.
Mi sono alzato e ho cominciato a buttare giù frasi, dialoghi ecc per non correre il rischio di dimenticare…In pratica ho passato una notte in bianco. Il giorno dopo ho iniziato a riempire fogli a4.
La cosa buffa è che non ho quasi mai scritto thriller/noir; quella notte mi venne in mente la scena brevissima di un fumetto di Frank Miller (da cui poi fu tratto un film di Robert Rodriguez)… Sin city. La scena in sé durava pochissimo ed era anche tutto sommato semplice, ma nell’oscurità pensai“e se una situazione del genere accadesse qui? E se dietro ci fosse una motivazione?”
L’obiettivo era portare il lettore a pensare una cosa per poi spiazzarlo completamente nel finale.
Un saluto per il Diario di Rorschach
Sono felicissimo di aver vinto, non me ne rendo ancora conto. E’ una grandissima emozione.
Vi ringrazio per questa opportunità e vi faccio un enorme e sincero in bocca al lupo per il futuro. Siete fortissimi.
Colgo l’occasione per complimentarmi con tutti i partecipanti al contest e per fare, se posso, qualche ringraziamento speciale.
Ringrazio infinitamente in primis il mio nonno materno, Giacomo, che purtroppo è mancato improvvisamente il 5 ottobre 2014 e che immagino mi segua dalla sua nuova dimensione. Mi manca infinitamente e spero sia orgoglioso di me.
Sarà sempre nel mio cuore.
Poi vorrei ringraziare chi mi ha sempre sostenuto in questi anni.
La mia mamma, Marisa, la mia nonna materna, Giovanna, Flavio, Valerio, Guido, Annapia, Sara e “last but not least” L’angelo misterioso e la sua fantastica band.
Amici insostituibili, di cui non posso fare a meno.