Army of the Dead, il nuovo horror zombie firmato Zack Snyder. La nostra recensione del film distribuito da Netflix

Il 2021 è stato un anno molto particolare per Zack Snyder.
Dopo il successo della sua Justice League, il regista statunitense è riuscito a portare alla luce anche una nuova interessante pellicola. Riprendendo un filone, quello dei morti viventi del 2004, che ha segnato il suo esordio agli inizi degli anni 2000.
Army of the Dead, oltre alla particolare trama, risulta interessante per l’intera storia che ha portato poi al lavoro di Snyder.
Il progetto è nato nel 2007, affidato a Matthijs van Heijningen Jr. e pronto per andare in tutte le sale cinematografiche.
Purtroppo l’incentezza della produzione (Universal Pictures e Warner Bros.) ha determinato il blocco del lavoro e quindi la messa in onda.
Nel 2019, Netflix acquisisce i diritti e affida il tutto alle mani dello sceneggiatore di Green Bay.
Army of the Dead è il più classico dei film horror a tema zombie. Ma è anche un appassionante variante sul tema che si inserisce in un contesto nuovo del cinema di genere.
La trama narra di un’epidemia scoppiata a Las Vegas che rende tutti degli zombie.
Alcuni anni dopo, il faccendiere Bly Tanaka va a fare visita a Scott Ward, reduce dalla prima fuga da Las Vegas, per proporgli un affare tanto appetibile quanto pericoloso.
Assieme ad una squadra dovranno rubare i soldi dalla cassaforte del casinò Bly, sito all’interno della distrutta città, per poi fuggire in 24 ore ed evitare la bomba atomica che distruggerà la città.
Scott, dopo diversi tentennamenti dovuti al suo passato (è stato costretto ad uccidere la moglie tramutata in zombie), accetta l’offerta. E, quindi, costituisce una variegata squadra per tentare il colpo.
Army of the Dead, calvacando l’onda del fenomeno, riesce a farsi notare per una serie di fattori.
Il primo elemento è, senza dubbio, la trama.
Fare un horror zombie, attualmente, non è mai facile. Si rischia, infatti, di ripercorrere strade già vagliate e magari presentare un prodotto non proprio soddisfacente.
Zack Snyder ha il merito di costruire una cornice interessanti partendo proprio dalla tipica filmografia e bibliografia.
Il contesto presentato e l’input considerato per scatenare gli eventi, consentono di virare su un percorso nuovo, pur sfruttando una serie di cliché di genere.
Questo dato, inoltre, ben si accosta con i protagonisti del film.
La squadra, difatti, è un perfetto mix tra l’iconografia militaresca dura e pura e soggetti caricaturali (Ludwig Dieter, un divertentissimo Matthias Schweighöfer, Mikey Guzman, Raúl Castillo, e Martin, Garret Dillahunt, su tutti).
Il fattore in questione emerge in particolar modo grazie ad una scossa che proietta Army of the Dead tra quei film di intrattenimento, caratterizzati anche da una buona dose di scene divertenti.
I flashback introduttivi per spiegare i fatti accaduti antecedentemente, la fotografia, in cui il chiaro-scuro prevale spesso, e i colpi di scena, molti in slow motion, chiudono poi il cerchio.
Il trio citato, presentandosi come marchio di fabbrica del regista, si amalgama alla perfezione in un lavoro come quello presentato.
Come ogni film di Snyder, però, non possono non essere citate anche le note dolenti.
Sono presenti alcuni buchi di sceneggiatura, che lasciano in sospeso specifiche questioni. I personaggi sono caratterizzati al meglio, ma nulla viene detto del loro background. E anche la nascita e lo sviluppo dell’epidemia zombie viene presentata come dato di fatto, senza alcun tipo di approfondimento.
Senza dimenticare un’evoluzione dei fatti piuttosto scontata in determinati tratti.
In ogni caso, Army of the Dead rimane un buon film. Che riesce bene ad intrattenere lo spettatore e permette allo stesso di godere di una categoria cinematografica che non morirà mai.