Sottobanco, un romanzo sulla scuola e per la scuola. La nostra recensione del lavoro di Domenico Starnone del 1992

Tante volte abbiamo letto o visto pellicole inerenti il mondo scolastico.
Ma quante volte abbiamo avuto la possibilità di entrare nelle dinamiche che circondano questo mondo?
Domenico Starnone, scrittore e insegnante di lettere, è riuscito a portarci proprio all’interno di questo ambiente. E lo ha fatto in grande stile attraverso uno straordinario romanzo.
Sottobanco (E/O 1992) è infatti la chiara rappresentazione di tutto ciò che non si vede dall’esterno. Di tutti quei meccanismi che contraddistinguono la scuola. E di tutti quegli spazi oscuri presenti all’interno.
A metà tra il grottesco e il realistico, il romanzo – diviso in due parti (Sottobanco e Comitato di svalutazione) mostra quello che dovrebbe essere e quello che non dovrebbe essere l’istruzione italiana.
Il primo episodio racconta le dinamiche che intervengono durante uno scrutinio di fine anno. Alcuni professori cercano di mettere al riparo i loro alunni da un destino segnato, tentando di far emergere le loro perculiarità.
Altri, invece, con il loro modo di fare – menefreghista e approssimativo – mirano a farne fuori quanti più possibile. Cercando, allo stesso tempo, di emergere in altri ambiti o, addirittura, mettendosi in luce più per i pettegolezzi che per le abilità nelle rispettive materie.
Il secondo, Comitato di svalutazione, parla della riunione per la valutazione della Prof.ssa Goi – detta Cavallina – nel passaggio al ruolo nella cattedra di italiano.
Anche in questo caso, tra figuracce sulla materia e giudizi affrettati sulla collega, emerge un modo di fare tipico della persona allineata e coperta, che bada più alla gloria (e all’interesse) personale che all’aspetto prettamente scolastico.
Sottobanco è un uragano di comicità che spinge il lettore verso sentimenti contrastanti.
Le vicende narrate, non sono solo divertenti – data il susseguirsi di situazioni al limite dell’immaginabile – ma anche riflessive, imponendo una valutazione generale del contesto.
Il romanzo, difatti, mostra cosa dovrebbe essere la scuola ( con il Prof. Cozzolino e Tandem e le Prof.sse Baccalauro e Goi) e cosa non dovrebbe assolutamente essere.
A rendere impeccabile l’aspetto è la caratterizzazione dei singoli personaggi. Se da un lato emergono figure che tengono realmente ai loro studenti (anima della scuola), dall’altro primeggiano persone per cui la scuola è stata solamente un rimpiazzo, data la scarsità (o l’abbondanza in alcuni casi) di occupazione in giro.

A ciò, inoltre, si aggiungono due figure che fungono da voce della coscienza: la defunta Prof.ssa Serino e l’anziana Prof.ssa Sibbene.
Questi due soggetti, in un certo senso, cercano di far riemergere quello spirito puro dell’insegnamento. Quello di un’altra età, che però va ritrovato nella situazione in cui si muovono. Quello in cui i Presidi – e gli altri professori – non fanno brutte figure, inciampando malamente sulla propria materia.
Una scrittura scorrevole – dominata chiaramente dai dialoghi – e un umorismo fuori dal comune chiudono infine il cerchio.
Sottobanco, in sostanza, è un romanzo tutto da scoprire. Dove la quotidianità viene raccontata in modo talmente grottesco da far sorridere e meditare un lettore che sicuramente si è trovato, almeno una volta, di fronte a situazioni simili.