Lupo mannaro

Lupo mannaro, il primo serial killer animale di Carlo Lucarelli

Lupo mannaro, il primo serial killer animale di Carlo Lucarelli. La nostra recensione del romanzo del 1994


Lupo mannaro
Lupo mannaro – La copertina del romanzo

Prima dell’avvento dell’Iguana (Almost Blue) e del Pitbull (Un giorno dopo l’altro), la Via Emilia era preda delle incursioni di un altro serial killer: il Lupo mannaro.

Questo personaggio, particolare sotto diversi punti di vista, ha praticamente fatto da apripista ad un genere che si è evoluto negli anni.

Un genere che ha messo al centro un nuovo tipo di personaggio. E lo ha fatto scontrare con la realtà di tutti i giorni, impersonificata da un soggetto violento e criminale.

Lupo mannaro (Theoria , 1994 prima edizione. Einaudi, seconda edizione) è infatti il lavoro che ha consentito a Carlo Lucarelli di portare alla luce questa nuova tipologia di romanzi. Degli scritti non proprio catalogabili in un determinato genere. Ma a proprio agio nel noir, nel giallo e perfino nel pulp.

La trama di questo lavoro parte dal ritrovamento del cadavere di una prostituta. L’indagine è affidata al Commisario Romeo, poliziotto nevrotico, affetto da una rara malattia, con un passato di sinistra e con un matrimonio a pezzi.

Romeo, accompagnato dall’agente Grazia Negro (che esordisce nei libri dello scrittore), accosta il ritrovamento a quello di altre ragazze avvenute negli anni. Altri cadaveri tutti con una stessa caratteristica. Dei morsi sul corpo.

Dopo diverse indagini, il sospettato numero uno è l’Ingegner Velasco.

Velasco è un uomo rispettabile. Con famiglia e figli. Impegnato in politica e a capo di una della più grandi aziende italiane.

Che, però, non nega mai (chiaramente non pubblicamente) ciò che ha fatto.

Lupo mannaro è uno straordinario scritto che, in poche pagine, inaugura un mondo letterario tutto da gustare.

Lucarelli, difatti, introduce alcuni elementi centrali che, oltre a caratterizzare l’intera vicenda, determinano i connotati di una vera e propria lotta tra il bene e il male.

In questo scontro epico, però, l’autore introduce due soggetti atipici.

Due individui talmente contrapposti che da un lato descrivono quegli anni (il vincente che si è fatto da solo contro il disilluso che fa i conti con le sue mille incertezze). E dall’altro conducono un gioco psicologico che porterà poi al finale (aperto) del romanzo.

Il tratto è individuabile anche nella narrazione, che viene alternata dalla visione in prima persona dell’uno o dell’altro con tanto di sguardo sulla realtà.

L’ultimo elemento in particolar modo è rappresentato anche dal modus operandi del serial killer.

Le vittime del lupo mannaro hanno peculiarità precise. Non sono solo prostitute, ma hanno anche un rapporto problematico con le droghe pesanti.

Lupo mannaro
Carlo Lucarelli

Velasco le considera, oltre che sicure per la sua copertura, anche inutili per la società. Mentre Romeo tende, esplicitando puntaulmente il suo antico credo, a cercare una sorta di giustizia universale al di là della condizione sociale.

A tutto ciò, ancora, si lega la fugacità dello scritto.

Le novanta pagine (circa) non solo conducono ad una suspance crescente man mano che vengono svelati i particolari. Ma permettono al lettore di vivere la scena assieme ai personaggi, quasi da spettatore invisibile interessato.

Infine, menzione speciale va alla figura di Grazia Negro.

La protagonista dei successivi romanzi, in Lupo mannaro ha il chiaro compito di raccogliere l’eredità del Commissario Romeo.

Il lavoro svolto con il protagonista e il finale aperto (lasciato, tra l’altro, alla libera interpretazione del lettore) mostrano quanto la sua figura sia centrale. Non tanto per la storia in sé. Quanto più per un’intera saga che proprio da questo romanzo comincia a prendere piede.

Alessandro Falanga

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