Nell’ottobre del 1981 esce La Voce Del Padrone di Franco Battiato, un disco destinato a cambiare la musica italiana
Prima de La Voce Del Padrone, Franco Battiato veniva da una serie di dischi molto interessanti ma ancora considerati sperimentali. Soltanto nel 1979 il cantautore siciliano si avvicina alla musica pop con L’era Del Cinghiale Bianco e, un anno dopo, con Patriots.
Questi due dischi, che giocano con il pop e la new wave, iniziano a dare a Battiato una discreta fama. Ma è solo dopo il 1981 che Battiato diventa famosissimo in tutto lo Stivale.
La Voce Del Padrone si erge sì a disco pop, ma lo fa con lo stile di Franco Battiato. Nella sua carriera Battiato anche quando è sceso a compromessi lo ha sempre fatto dettando le sue regole. La Voce Del Padrone è un disco fruibile e commerciale ma dietro le canzoni c’è un pop sperimentale. Le canzoni sono composte da strumenti all’epoca non convenzionali come il vibrafono, l’organo Hammond, il sintetizzatore e il sequencer.
Oltre a giocare con i suoni Battiato gioca anche con le parole. Usa e cita pezzi di illustri colleghi per creare un proprio puzzle assolutamente riconoscibile. Nelle sette tracce del disco troviamo, tra le tante, citazioni di Alan Sorrenti (Siamo figli delle stelle) dei Doors (This is the end, my only friend) e di Bob Dylan ossia Mister Tamburino.
Ludwig van Beethoven, Frank Sinatra e Antonio Vivaldi sono stati ripresi per criticare la loro idealizzazione avvenuta durante gli anni settanta nel celebre verso A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa, che mi dà più calorie.
E ancora Lady Madonna e With a Little Help from My Friends dei Beatles, Ruby Tuesday dei Rolling Stones, Let’s Twist Again di Chubby Checker, Just Like a Woman e Like a Rolling Stone sempre di Bob Dylan.
Cuccurucucù cita la canzone Cucurrucucú Paloma di Tomás Méndez, il Proemio dell’Iliade, Il mondo è grigio/il mondo è blu di Nicola Di Bari, Il mare nel cassetto di Milva e Le mille bolle blu di Mina.
Tutti i brani de La Voce Del Padrone sono diventati in brevissimo tempo dei classici. Impossibile non citare Cuccurucucù, Bandiera Bianca e Centro Di Gravità Permanente. Esempi perfetti di canzone pop sì, ma colta. Nell’estate del 1982 i brani girano continuamente per radio e nei juke box delle spiagge. E’ l’estate della spensieratezza, è l’estate dell’Italia di calcio campione del mondo. E’ l’estate del caldo record.
Battiato è un feroce critico della società contemporanea. Critiche molto pesanti sono nascoste tra le righe dei testi. Bandiera Bianca prende di mira alcuni degli aspetti più immorali della società dei primi anni ottanta come il terrorismo (in quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore), la politica (quei programmi demenziali con tribune elettorali), e l’eccessiva dipendenza dai soldi (pronipoti di sua maestà il denaro).
Questi aspetti ancora oggi sono presenti nella nostra società. Questo fa de La Voce Del Padrone un lavoro attualissimo. Un disco che di fatto ha anticipato gli anni ottanta.
Pochi cantautori sono stati capaci di unire una cura certosina del suono – ricordiamo le prime esperienze sperimentali di Battiato – a testi intelligenti, profondi, ironici. Si parla di religione, politica, società, sesso, filosofia. Ci si trova di fronte a sette canzoni praticamente perfette e intelligenti e, cosa non da poco, orecchiabili e in alcuni casi ballabili.
E’ grazie a questo mix che Battiato scala le classifiche e convince la critica, sebbene nell’album, oltre ai tre brani più celebri e tuttora indimenticati siano presenti alcune canzoni più raffinate, come Gli Uccelli, elegante e poetica descrizione del volo, Segnali Di Vita, riflessione sul tempo e sullo spazio, e Sentimento Nuevo, pezzo atipico del suo repertorio, praticamente un inno all’amore fisico.
La Voce Del Padrone è il primo LP a superare il traguardo del milione di copie vendute in Italia. Fa di Battiato un fenomeno mediatico. L’album resta al primo posto in classifica per diciotto settimane non consecutive fra il maggio e l’ottobre del 1982. Sono iniziati gli anni ottanta anche in Italia, gli anni della crisi del cantautorato. Franco Battiato dimostra di essere un passo avanti, anticipando mode e tendenze degli anni dell’edonismo.