La Coppa UEFA 88/89, una vittoria di una squadra e di un popolo. Il nostro ricordo di Diego Armando Maradona

Per il tifoso napoletano la compagine azzura è molto più di una squadra.
Si può facilmente dire che in questo caso si parla di amore.
E un innamorato fa, spesso, cose che lasciano a bocca aperta.
In questo nuovo appuntamento di Storie di sport abbiamo deciso di omaggiare Diego Armando Maradona – da poco scomparso per un arresto cardiaco – e quel suo Napoli che nel 1989 si impose in Coppa Uefa.
L’emblema di quella competizione non può che essere la doppia finale del maggio di quell’anno, quando lo Stoccarda e gli azzurri si contesero il trofeo.
Attraverso il racconto delle partite conclusive della Coppa Uefa 88/89 intendiamo ricordare un’impresa che ha coinvolto non solo una compagina, ma un’intera città.
Un’impresa che va al di là dell’immaginabile e coinvolge tanto un popolo quanto una nazione intera per come è stata portata avanti.
Siamo a maggio del 1989.
Il Napoli guidato da Ottavio Bianchi, vera rivelazione degli anni ottanta nel calcio italiano, raggiunge la finale di Coppa Uefa dopo aver eliminato due corazzate come Juventus e Bayern Monanco.
L’avversario è di quelli temibili, ma non impossibili: lo Stoccarda.
I tedeschi, che annoverano tra le loro fila gente come Klinsmann, Gaudino e Katanec, non fanno così paura e Maradona e i suoi sentono di poter fare la storia.
Il 3 maggio 1989, di fronte a 83.000 spettatori, la squadra di Bianchi compie un primo passo in avanti.
Spiazzata dal goal di Gaudino al ’17, riesce infatti a ribaltare il risultato con un rigore di Maradona e un sigillo di Careca all’87.
Quella finale di Coppa Uefa 88/89, però, si rese celebre per un altro elemento.
Uno di quelli insoliti. Che cambiano completamente la storia delle partite. E che indicano chiaramente quale sarà la strada per entrare direttamente nella leggenda.

L’elemento in questione è la doppia partita giocata in casa.
In che senso, si domanderà il lettore più attento.
Nel senso che, il 17 maggio 1989 il Neckarstadion di Stoccarda si tramutò in una bolgia di tifosi partenopei.
Quel trionfo di colori azzurri in terra di Germania, non solo permette agli atleti di galvanizzarsi immediatamente, ma consente di capire subito che quello è il momento per scrivere una grandissima pagina di sport.
La partita finisce in maniera rocambolesca (3-3 con goal di Alemao, Ferrara e Careca da un lato e Klinsmann, Schmäler e autogoal di De Napoli dall’altro). Ma ciò che rimmarrà maggiormente impresso nella mente sarà proprio quella finale. Giocata quasi due volte in casa.
Tra le tante, una scena rimarrà nei ricordi dei più. Quella che maggiormente esprime quanto fatto sul campo.
Dopo la premiazione, Ciro Ferrara abbraccia Maradona con le lacrime agli occhi.
Dieguito ai microfoni del TG1, comprendo l’impresa fatta per una squadra e per la città, dice rivolgendosi al difensore di origini napoletane: “lui la merita più di tutti”.
In cuor suo aveva capito quanto fosse importante quell’impresa. Quanto fosse importante quella vittoria.
Aveva vinto per lui, per la squadra e per un popolo intero.
CIAO DIEGO
GRAZIE DI TUTTO