Ballata per un traditore, uno straordinario noir a fumetti. La nostra recensione del lavoro firmato Carlotto – Ruju – Ferracci

“Le graphic novel sono uno strumento straordinario per raccontare storie di largo respiro”.
Con queste parole lo scrittore Massimo Carlotto (qui la nostra intervista) rispondeva a una nostra domanda sul ruolo dei fumetti nella realtà odierna.
Dopo circa due anni – e dopo il fantastico Alligatore Dimmi che non vuoi morire – lo scrittore padovano si è nuovamente confrontato con questo mondo. E lo ha fatto con altri due autorevoli nomi del panorama: Pasquale Ruju (Nathan Never, Dylan Dog e Tex) e David Ferracci.
I tre (soggetto di Carlotto, sceneggiatura di Ruju e disegni di Ferracci) hanno portato alla luce una sorprendente opera noir fumettistica. Una di quelle storie incredibili tanto per il mondo delle graphic novel quanto per quello della letteratura.
Insomma, una storia di largo respiro.
Ballata per un traditore (Feltrinelli, 2020. Clicca qui per l’acquisto), infatti, è un lavoro in grado di dare lustro a diversi ambiti e, contemporaneamente, elevare un campo (quello del fumetto) spesso considerato minore.
La storia in questione è un concentrato di noir allo stato puro, immersa nelle più classiche impostazioni dettate dalle graphic novel.
La trama parte con l’omicidio di Beppe Galli, un poliziotto, e del suo informatore storico.
L’assassino viene subito scoperto, grazie a delle telecamere, ed è un suo ex collega: Davide Valenti.
L’indagine sul caso viene portata avanti dal Commissario Stefania Rosati che, facendo leva su un vecchio metodo di gestione della polizia, comincia la sue ricerche recandosi da colui che ha sostituito: Angelo Lo Porto.
Lo Porto era superiore ed amico dei due agenti coinvolti. E soprattutto era il chiacchierato commissario della Milano da bere Una città che, attraverso un patto tra le parti, viveva tra virtù pubbliche e vizi privati.

Ballata per un traditore è un progetto a dir poco straordinario. Uno di quelli che ti lascia incollato alle pagine, rievocando diversi tratti di una cultura letteraria e fumettistica di altri tempi.
Il punto di forza della produzione è senza dubbio il soggetto e la sceneggiatura.
Trattandosi di un’idea di Carlotto, Ballata per un traditore porta alla luce diversi marchi di fabbrica dell’autore.
Nello scritto, difatti, è possibile ritrovare tratti di opere come Nordest, Sbirre o Perdas de Fogu. E nei personaggi degni eredi di Marco Buratti alias l’Alligatore, Pierre Nazzari e addirittura Giorgio Pellegrini.
Quelli stessi personaggi che – nella tradizione noir – possono essere considerati dei buoni alla Sergio Leone. Che nonostante le buone intenzioni (almeno per una parte di questi) non riescono mai a collocarsi completamente tra i puri.
Facendo propri questi elementi, Ruju è riuscito a riscotruire una narrazione perfetta. Che porta a un crescendo nella successione degli eventi e si conclude con uno spettacolare colpo di scena finale.
Nell’opera, inoltre, fondamentale è il tempo.
Tempo inteso come gli anni che vanno da Lo Porto a Rosati. Come storia di una nazione riproposta su carta, senza tralasciare alcun dettaglio. E come loop temporale che obbliga il tutto a ripetersi e rivelarsi di volta in volta.
A tutto ciò, infine, si associano i disegni di David Ferracci.
La capacità del disegnatore di unire più stili differenti, porta le varie tavole a mostrarsi come una sorta di vecchia scuola trasposta nella contemporaneità.
Il tratto discontinuo e poco marcato, le tante tavole lasciate al racconto delle matite e la scelta del bianco e nero donano a Ballata per un traditore un tocco particolare. Che si rivela attraverso lo scorrere degli eventi e si esalta definitivamente con l’evoluzione della narrazione.