La recensione di Us, nuovo e atteso lungometraggio del promettente Jordan Peele, a cavallo tra horror, cloni malvagi e metafore
Us era un film che aspettavamo da diverso tempo. Jordan Peele, regista del film, è diventato celebre grazie all’ottimo esordio di Get Out, vincitore qualche anno fa della statuetta per la migliore sceneggiatura originale. Questa volta Peele ha raccontato un film diverso, sicuramente più horror nelle atmosfere e velatamente meno politico del precedente film. Almeno all’apparenza, perché Us ci offre svariate chiavi di lettura.
La storia è quella della famiglia Wilson, i quali si spostano a Santa Cruz per le vacanze estive. Adelaide (Lupita Nyong’o), moglie di Gabe (Winston Duke) e madre dei figli Zora e Jason, ha vissuto un trauma più di trenta anni prima, proprio a Santa Cruz. Si era allontanata dai genitori ed era entrata in una casa degli specchi. Lì aveva incontrato un suo doppio. Traumatizzata, Adelaide si era poi ricongiunta coi genitori.
Quell’incontro, breve ma terribile, scuote la piccola: i genitori la portano da un terapeuta la quale le diagnostica un trauma emotivo e li istruisce ad incoraggiare la figlia a disegnare, cantare o ballare per esprimere le sue emozioni.
La famiglia di Adelaide è una famiglia medio-alta, che cerca di adeguarsi agli stereotipi del benessere statunitense, in continua sfida con gli amici, i coniugi Tyler. Il sogno americano, però, non è poi così luccicante come sembra, soprattutto guardando Kitty (Elisabeth Moss) e la sua famiglia, ma anche la stessa Adelaide, che soffre ancora del trauma infantile e non si sente capita dal marito cui sembra importare solo ostentare una (presunta?) ricchezza.
In una delle prime notti di vacanza si presentano alla porta dei Wilson una famiglia di cloni malvagi, scappati dal sottosuolo per vendicarsi.
Chi sono i cloni malvagi? Sono copie identiche ai Wilson che provano, con un paio di forbici in mano a testa, a uccidere i veri Wilson.
Red, ovvero il doppio di Adelaide, vuole uccidere i Wilson e dare una chance a tutti i cloni che vivono segregati sottoterra. È in atto una vera e propria invasione dell’America da parte di uno stato ombra che aspettava solo di guadagnare la luce.
Sfuggiti, almeno inizialmente, all’aggressione dei cloni malvagi, i quattro si rendono conto che la famiglia Tyler è stata sterminata: i cloni stanno prendendo il sopravvento.
Le chiavi di lettura sono infinite: i cloni malvagi sono una critica al Sogno Americano ma anche una critica del populismo più becero. Incapaci di parlare, i cloni malvagi vorrebbero solo occupare un posto nel mondo. Non con il dialogo, badate bene, ma con la violenza prendendo il posto degli originali.Il film è un contenitore di sfumature, ideologie politiche, simbologia. Troverete citazioni bibliche, stereotipi, sindromi, traumi, miti e metafore, il tutto in favore del film. Un film indubbiamente meno originale di Get Out ma altrettanto accattivante. Se Get Out era un film sin troppo dichiarato, Us , come le creature del sottosuolo, nasconde innumerevoli segreti. Una sola visione del film potrebbe non bastare. Jordan Peele si conferma regista di gran talento nel saper scrivere e dirigere le sue storie.