Dellamorte Dellamore, il romanzo che ispirò il personaggio di Dylan Dog. La nostra recensione del lavoro di Tiziano Sclavi

Nel 1983, esattamente tre anni prima della nascita di Dylan Dog, Tiziano Sclavi crea un nuovo personaggio.
Questa figura, a cui si ispirerà l’indagatore dell’incubo, è molto particolare e si muove all’interno di un contesto sui generis.
Stiamo parlando di Francesco Dellamorte.
Il biologo custode del cimitero di Buffalora – cittadina fra Pavia e Milano – è infatti il protagonista del romanzo Dellamorte Dellamore (pubblicato solamente nel 1991).
Il lavoro di Sclavi è molto particolare.
Se si pensa di essere di fronte ad uno scritto convenzionale ci si sbaglia di parecchio.
Dellamorte Dellamore, difatti, non è catalogabile in maniera specifica.
E’ un lavoro che si destreggia tra diverse forme d’arte e riprende diversi ambiti, in apparenza lontani, unendoli abilmente tra loro.
La base del romanzo è data dalla divisione in episodi.
Francesco Dellamorte, accompagnato dall’inseparabile Gnaghi, è protagonista di storie brevi in cui si presenta, vive e soprattutto si evolve.
Questa scelta particolare è degna di nota in quanto il protagonista – e il suo scudiero – si caratterizzano al punto da sembrare le persone giuste nel luogo giusto.
Proprio le peculiarità del personaggio rappresentano l’altro punto forte del romanzo.
Il custode del cimitero è una figura molto distante da Dylan Dog, almeno caratterialmente.
Uccide senza scrupoli (clamorosa l’affermazione “porto avanti il lavoro”), è dedito allo stupro e spesso compie azioni non del tutto convenzionali.
Francesco, inoltre, è ossessionato da una donna – che si ripresenta per ben tre volte – che lo porta a snaturarsi per lei e talmente cinico e oscuro da non sorridere quasi mai.
In base a questi tratti si può facilmente dire che Francesco Dellamorte è una sorta di antieroe.
Una specie di Dylan Dog cattivo che, però, svolge egregiamente la sua funzione di protettore della sua città.
La città è l’altro perno di Dellamorte Dellamore.
Buffalora è un luogo totalmente sopra le righe.
Un posto dove le virtù pubbliche e i vizi privati la fanno da padrone.

Una città ai confini dell’universo, come specificato nella parte finale.
E soprattutto una località condannata a vedere i propri defunti risorgere dopo sette giorni dalla morte.
Tutto ciò è inserito all’interno di un tempo specifico dettato dall’autore.
La divisione delle varie parti è scandita da versi sulla morte e da disegni di Angelo Stano e impone una ritmica precisa allo scritto che conduce ad una piena consapevolezza della quotidianità del posto.
La genialità del progetto di Sclavi, tuttavia, è riscontrabile nel melting pot stilistico adottato.
Pur presentandosi come un romanzo, Dellamorte Dellamore ripropone – in maniera originale – spunti di altri mondi.
La descrizione delle scene e degli ambienti richiama le sceneggiature cinematografiche, i suoni onomatopeici i fumetti e la trama i lavori horror, pulp e hard boiled di altri tempi.
In sintesi, Dellamorte Dellamore è un romanzo da leggere assolutamente.
Non solo se si è appassionati di uno dei più celebri personaggi dei fumetti italiani ma anche per rivivere un’atmosfera horrororifica tra cinismo e amaro umorismo dei primi anni ’80.