CCCP – Fedeli alla linea, il punk italiano e filo – sovietico nato a Berlino. Il nostro omaggio alla band fondata da Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti

1982, Berlino.
Due ragazzi originari di Reggio Emilia si incontrano nella città tedesca e decidono di dare vita ad un nuovo grande progetto musicale.
Questo progetto ha determinate caratteristiche.
Il punk è la base di partenza ma necessità di alcune peculiarità per rendersi unico.
Nascono così i CCCP – Fedeli alla linea, gruppo punk filo – sovietico (come si sono sempre definiti), che ha totalmente ribaltato la concezione musicale italiana tra gli anni ottanta i primi novanta.
L’idea di Massimo Zamboni (chitarre) e Giovanni Lindo Ferretti (voce) è di ampio respiro.
Ad una ritmica dura e tipica del punk, per l’appunto, si associa una cultura emiliano-romagnola unita ad uno spettacolo a 360° in cui recitazione e danza si alternano tra le melodie della band.

La necessità di riunire diverse forme d’arte nel loro progetto è determinata da diversi fattori.
L’assenza di una linea melodica precisa e la recitazione dei testi, difatti, impogono – data l’iniziale incomprensione del pubblico – l’unione di più volti al sound.
Nel 1984 viene pubblicato il primo album.
Si tratta di Ortodossia, dove a una chitarra dal suono rude e dai ritmi forti si uniscono racconti e storie di vita vissuta.
Segue a ruota Ortoddossia II – dove viene aggiunta Mi ami a Spara Yuri, Islam Punk e Live in Punkon – che segue una linea punk (che si rifà molto all’esperienza britannica) strettamente connessa a manifesti politici presenti all’interno dei brani.
E’ proprio questo il periodo in cui i CCCP – Fedeli alla linea si presentano come filo – sovietici.
I loro brani, oltre a disegnare una determinata realtà, si propongono come veri e propri messaggi ad un pubblico a cui viene chiesto ben oltre l’ascolto.
Lo stesso anno viene pubblicato Compagni, cittadini, fratelli, partigiani.
In questo nuovo lavoro vengono inserite musicale tipiche regionali a cui vengono affiancate nuove tonalità forti che prendono spunto, invece, direttamente dall’esperienza tedesca.
Gli album successivi si caratterizzano come una vera e propria dichiarazione identitaria.
Escono, infatti, 1964-1985. Affinità-Divergenze fra il compagno Togliatti e noi. Del conseguimento della maggiore età e Socialismo e barbarie, anticipata dal singolo Oh, battagliero.
Pubblicati nel 1984 e nel 1987, oltre a riprendere il primissimo sound si caratterizzano per l’ulteriore proclamazione identitaria.
Questa peculiarità, riscontrabile sin dal titolo, viene rafforzata anche dai testi.

Il continuo ripetersi di alcune parole – come in Curami – tende a rafforzare una personalità di gruppo e di stile per i CCCP – Fedeli alla linea.
Successivamente la particolare cover di Tomorrow, con Amanda Lear, arriva Canzoni, preghiere e danze del II millennio – sezione Europa.
Anche questa volta i CCCP – Fedeli alla linea spiazzano tutti.
C’è più melodia nei brani, c’è meno rugosità nei suoni (che propendono verso l’elettronico) e soprattutto c’è uno spostamente verso il Medio Oriente che ammorbidisce i testi.
Questa esperienza porta ad un ulteriore evoluzione nella banda.
Un tour in Unione Sovietica – influenzata dalla nuova dottrina Gorbačëv – conduce alla definitiva maturazione e porta, invitabilmente, verso lo scioglimento.
Ferretti e Zamboni arruolano Magnelli, De Palma e Marccolo – ex Litfiba – e presentano Epica, Etica, Etnica, Pathos.
A differenza delle precedenti produzioni, questo è un album del tutto nuovo.
Le sonorità crude sono quasi del tutto sparite – grazie anche all’ingresso di Canali – e il melting pot con la musica locale porta a dei lavori molto più curati dal punto di vista musicale.
L’album, in un certo senso, anticipa ciò che accadrà di lì a breve.
Nel 1992 i CCCP – Fedeli alla linea cambiano pelle.
Trasformano il loro nome in CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti) e si avviano verso un nuovo inzio nello scenario musicale italiano.
Ma questa è un’altra storia.