Torno a prenderti, la fuga per la vita di Emily Owensby. La nostra recensione del romanzo breve di Stephen King

In balia di uno sconosciuto senza alcuna possibilità di fuga.
Con il tempo e la speranza unici alleati.
Torno a prenderti, romanzo pubblicato originariamente sulla rivista Esquire nel 2007 e poi come volume autonomo nella collana Sperling & Kupfer, è un concentrato di stile kinghiano.
Lo scrittore di Portland, infatti, riesce in poche pagine ad esprimere tutto il suo talento attraverso una storia appassionante con ampi spunti colti da diversi generi.
Anche in questo caso, come accaduto in tanti altri, il Re dell’horror predilige la matrice umana tralasciando il più classico paranormale.
La storia narra l’orrenda avventura vissuta da Emily Owensby.
La ragazza, nel tentativo di allontanare la perdita della figlia, comincia a fare jogging estermo per le strade della sua città.
Questa attività, però, è per lo più malsana.
Che mira quasi alla punizione piuttosto che alla salute fisica.
Dopo una lite con il compagno, che le fa notare la cosa, si trasferisce nella cittadina del Padre.
In questo luogo turistico dimenticato da Dio e dagli uomini durante una delle sue tante corse mattutine trova un cadavere nella Mercedes di un vicino di casa.
La scoperta peggiora solamente le cose.
L’autore del delitto, Jim Pickering, la scopre e la sequesrta con l’intento di eliminarla.
Ma prima di farlo ha intenzione di uccidere l’unica persona che ha contezza della sua presenza nel posto.
Con Torno a prenderti Stephen King mostra un talento innaturale nella letteratura di genere.
Oltre ad un contesto horrorifico attorniato da atmosfere thriller, come già detto, l’autore inserisce diversi elementi che fanno diventare lo scritto un ottimo prodotto per appassionati e non.
Un dato rilevante è quello della caratterizzazione dei personaggi.
King, difatti, nelle figure presenti associa un passato determinante nelle scelte compiute.

Questo fattore, che funge da perfetta cornice alla storia, porta ad una naturale evoluzione dei fatti e contemporaneamente ad uno sviluppo dei protagonisti.
A ciò si unisce uno straordinario utilizzo del fattore tempo.
Tanto il tempo della storia quanto quello impostato dallo scrittore di Portland si rivelano un fattore determinante.
Il crescente pathos, tipico in altre produzioni, e l’evoluzione ritmica dello scritto rendono Torno a prenderti una storia fugace ed entusiasmante.
La brevità del romanzo (106 pagine), infine, chiude il cerchio del genio kinghiano.
Torno a prenderti è un libro che necessità una lettura veloce.
Una necessità data, chiaramente, dall’andamento degli avvenimenti.
Che permette di rimanere strettamente in contatto con la protagonista e la sua fuga per la vita.