Qvando c'era LVI

Qvando c’era LVI, il nervo scoperto dello Stivale

Qvando c’era LVI, il ritorno della satira firmata Antonucci&Fabbri. La nostra recensione del fumetto edito Shockdom (2016)


Qvando c'era LVI
Qvando c’era LVI – La copertina del fumetto

Nella civilissima Italia odierna, da diversi anni a questa parte sta prendendo piede una delle malattie più diffuse della nostra storia: il leaderismo forte.

I sintomi di questo antico morbo sono riscontrabili nella ricerca esasperata di un capo che indichi la retta via e nella diffusione di un’idea forte a macchia d’olio in poco tempo.

Dopo il successo di V for Vangelo, il duo Antonucci&Fabbri (Stefano Antonucci e Daniele Fabbri, coadiuvati da Mario Perrotta ai colori) hanno deciso di riproporre il nostro Paese attraverso i fumetti.

Con Qvando c’era LVI,  i due sono riusciti – attraverso la solita satira pungente – a descrivere perfettamente una nazione (la nostra) in piena involuzione.

Il fumetto racconta la storia di alcuni nostalgici del ventennio che, in combutta con un genetista ex SS, riportano in vita il Duce per raddrizzare le cose.

A causa di un errore, però, questo frankenstein moderno ritorna in vita con la pelle nera.

Grazie ai social e ad un’attidutine al passato tutta nostrana, il personaggio riuscirà nuovamente ad imporre il suo volere sullo Stato.

Qvando c’era LVI è semplicemente un’opera geniale.

Un mix perfetto di tagliente sarcasmo e visione della realtà che non solo sbatte la triste quotidianità in faccia al lettore ma mira anche ad una più ampia riflessione.

Tratto liberamente da Lui è tornato di Timur Vermes, il fumetto si rende apprezzabile in diversi punti.

Innanzitutto nello strrumento usato per diffondere un messaggio più ampio e molto delicato.

L’accoppiata satira – fumetto, infatti, rende leggero l’argomento ma tende a far aprire gli occhi su quanto costruito negli ultimi anni.

Questo dato, centrale in tutto il lavoro, è rimarcato dall’ottima visione della realtà degli autori.

Qvando c'era LVI
Qvando c’era LVI – Il fumetto

Il leaderismo, l’influenza (negativa) dei social e la bassezza di un’informazione al servizio del potente di turno rappresentano proprio la fotografia di questi strani anni duemila.

I riferimenti alla vita di tutti i giorni, inoltre, praticamente si sprecano.

Oltre a citare i notabili di turno, gli autori, evidenzano un ulteriore fondamentale dato.

La necessità di reagire a questo stato dei fatti è, senza dubbio, una necessità.

I due, però, riescono a descrivere minuziosamente come, attualmente, non si sia compreso l’antidoto per bloccare questa situazione.

In sostanza, Qvando c’era LVI si presenta come un vero e proprio atto di coscienza che attraverso la satira punta a scuotere un popolo non sempre consapevole delle proprie azioni.

Alessandro Falanga

 

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