Fuga da Scab

Fuga da Scab, il racconto che omaggia John Carpenter

Fuga da Scab, il racconto che omaggia John Carpenter. La nostra recensione del lavoro di Walter De Stradis del 2013


Fuga da Scab
Fuga da Scab

Raccontare una storia che riprenda un personaggio affermato non è per nulla facile.

Il rischio, infatti, è quello di andare incontro a eccessivi parallelismi con l’originale o cadere facilmente nel banale.

Proprio per questo motivo, il concepimento di una figura che omaggi un passato cinematografico è un esercizio che contempla grande inventiva e grandi abilità.

A cogliere pienamente questo obiettivo è Walter De Stradis con il suo Fuga da Scab.

Il racconto (edito Arduino Sacco Editore, 2013) non è solamente la ricostruzione di uno dei soggetti più amati degli anni ’80 ma anche la rievocazione di un capolavoro cinematografico (1997: Fuga da New York).

Partendo proprio da quanto realizzato da John Carpenter, l’autore crea e modella a propria immaggine un nuovo Jena Plissken in salsa tricolore.

La storia prende piede dall’arresto dell’ex militare e poliziotto Richard S. Concklin, detto Tesla.

L’accusa di corruzione ed estorsione in servizio – unita ad una serie di aggressioni a pubblico ufficiale – gli vale una pena infinita in un carcere di massima sicurezza.

Il giudice che lo condanna, però, gli offre una seconda possibilità.

A Tesla viene chiesto di liberare il fratello del Senatore Michigan – in odore di elezioni a Presidente – rinchiuso in una particolare prigione detta Scab (la Costra).

Questo nuovo tipo di prigione sperimentale consta di 4 celle comunicanti tra loro che ospitano al loro interno dei criminali divisi per pericolosità.

L’ex militare accetta la proposta – non avendo alternative – ma ben presto scoprirà una realtà totalmente diversa da quella che si aspettava.

Con Fuga da Scab il giornalista e scrittore mostra il meglio di sè in ambito letterario e cinematografico.

Difatti, partendo da una base solida, riesce a mescolare diversi elementi tratti dal cinema e dalla letteratura di genere da portare alla luce un appassionante lavoro.

A primeggiare nel racconto è, senza dubbio, l’ambientazione considerata.

Un futuro indefinito al limite del dispotico e un’involuzione sadica del sistema penale descrivono al meglio la scena presentata dal giornalista e scrittore.

In questo scenario, l’antieroe Tesla – atipico come Plissken – si muove perfettamente perchè annoverato tra i buoni ma condannabile in qualsiasi altro contesto.

Per permettere al protagonista di primeggiare in questo mondo, De Stradis mette inoltre in chiaro la quotidianità che si sta vivendo.

Considerando scontante una serie di circostante – non del tutto utili alla narrazione – vengono impostate delle verità che consentono alla storia di entrare direttamente nel vivo.

Fuga da Scab
Walter De Stradis

Questo dato è rafforzato dalla scansione del tempo dello scritto.

La fugacità di un racconto è tale per cui il tutto debba essere concentrato in poche pagine.

In una storia come Fuga da Scab, quindi, il contesto deve essere ben delineato nell’immediato e gli eventi proposti in una sequenza veloce e disarmante allo stesso tempo.

Cosa che De Stradis centra pienamente, rendendo così il racconto ancor più appassionante.

Infine, i continui richiami alla vita di tutti i giorni.

Oltre al protagonista – che l’autore dipinge prendendo se stesso come modello – è possibile individuare diversi spunti tratti dal mondo reale.

Tra le varie pagine di Fuga da Scab i richiami alla quotidianità si sprecano e vengono inseriti personaggi viventi in un mondo tratto da un grande film di John Carpenter.

Alessandro Falanga

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