Bojack Horseman (6° stagione), il saluto della serie animata targata Netflix. La recensione della sesta stagione

Dopo tanta attesa, anche uno dei migliori prodotti animati Netflix saluta definitivamente il grande pubblico.
Con Bojack Horseman (6° stagione), infatti, il cavallo antropomorfo e il fantastico mondo di Hollywoo (d o b) chiudono una delle più belle produzioni della TV in streaming.
Il lavoro di Raphael Bob-Waksberg è ancor più strutturato rispetto alla precedente stagione e porta, come di consueto, ad una visione globale del mondo che viviamo.
La trama riprende esattamente da dove ci si era lasciati in precedenza.
Bojack, dopo la morte di Sarah Lynn (che ha sconvolto la sua esistenza), cerca in tutti i modi di cambiare vita.
Frequenta un centro di recupero e tenta in ogni modo di dirigere la propria esistenza su binari decisamente più tranquilli.
Il mondo che lo circonda, chiaramente, non rimane immobile.
Princess Carolyn, Diane, Todd e Mr. Peanutbutter, difatti, mutano la loro quotidianità andando verso dei veri e propri stravolgimenti dettati dalle situazioni.
Bojack Horseman (6° stagione) rappresenta il finale giusto per una grande opera animata.
La consueta qualità della produzione unita a tematiche attuali non solo esalta quanto fatto ma rende ancor più gradevole l’epilogo della serie.
La grandezza di questa stagione si rileva sin dalla divisione in due parti.
La differenza tra i primi otto episodi (ottobre 2019) e gli utimi otto (gennaio 2020) consente tanto di chiarire l’intero quadro quanto di portare gradatamente all’atteso finale.
La prima parte è sotanzialmente corale – con i co – protagonisti al centro del grande processo di maturazione – mentre la seconda è totalmente dedicata al cavallo attore.
Grazie a questa divisione l’autore riesce maggiormente ad illustrare la realtà.
La violenza sulle donne, l’alcolismo, la depressione e il mondo della droga si inseriscono nella trama in modo mai banale ma ben collegate al classico humor tagliente dell’intera serie.

In questo modo Raphael Bob-Waksberg coglie un duplice obiettivo.
Da un lato dipinge alla perfezione ciò che osserviamo ogni giorno e dall’altro riproduce la consueta narrazione attraverso un ritmo leggero e scherzoso.
Se il messaggio della precedente produzione è la seconda possibilità, in questa sesta stagione l’autore compie un ulteriore passo in avanti.
Tutti i personaggi, Bojack per primo, dovranno affrontare ciò che hanno compiuto in passato.
Per molti questa resa dei conti porta ad un’inevitabile evoluzione – come il matrimonio di Princess Carolyn e Diane – che si presenta come indispensabile per una piena maturazione.
Per il cavallo attore, invece, il passato torna come un uragano.
L’aver cambiato totalmente stile di vita – con tanto di disintossicazione e nuovo lavoro – non cancella quanto fatto in precedenza.
Bojack, nella seconda parte, paga gli errori di una vita al di sopra delle righe e affronta la pena riconoscendo i passi falsi e tentando di rimettersi nuovamente in carreggiata.
Infine la chiusura della serie.
Molti si aspettavano un fine in grande stile, che lasciasse magari presagire a successivi lavori.
Gli autori, invece, hanno deciso di concludere il tutto con un normale colpo di scena.
Il finale aperto, con Bojack e Diane che discutono sul tetto, non solo riporta all’inizio della serie ma conduce ad uno sfumato che funge da classico “e vissero tutti felici (pentiti) e contenti”.