Wes Craven è stato un rivoluzionario del cinema horror. Nel 1996, dopo aver seppellito definitivamente Freddy Krueger, ritorna con Scream.
Scream è un film che ha avuto il merito di riportare il pubblico nelle sale a vedere horror, risollevando un genere fino a poco tempo prima dato per morto. Lo stesso Craven veniva da un paio di film che avevano floppato clamorosamente, salvo poi tornare nel 1994 a chiudere l’epopea di Freddy Kruger col suo New Nightmare dove Cinema, realtà e incubo si fondevano senza sosta.
Scream continua a fondere Cinema e Incubo. Fa anche ridere senza essere ridicolo. Nel 1996 ha lanciato un pugno di giovani talenti, fra attori e sceneggiatori, che hanno poi invaso gli schermi cinematografici. Scream ha iniziato la moda della strizzatina d’occhio cinefila. Tra citazioni e omaggi.
Basti pensare che uno dei primi dialoghi tra Casey – l’ex bimba prodigio Drew Barrymore – e l’assassino riguardano proprio il Cinema Horror. E in particolare proprio A Nightmare On Elm Street.
Quel film dava i brividi
Solo il primo, però. Gli altri facevano schifo
Scream è uno dei figli prediletti di Halloween o Friday The 13th, anche perché sceneggiatore e regista ci fanno capire abbastanza chiaramente quali siano le influenze del film. Basta vedere lo scorrere delle immagini di Halloween sullo schermo televisivo in casa dei protagonisti.
Il film di Craven usa i cliché e li smonta. Le telefonate minacciose. La vittima di turno giovane, carina e sbandata. I killer imprendibili, mascherati e immortali. La pellicola riprende tutto questo e lo usa a suo favore. Ma è solo una delle tante novità.
Questo film è una parodia, ma fa paura. E’ una lezione di cinema. una riflessione sugli stereotipi della paura.
Un insieme di citazioni che destruttura e ridicolizza l’horror, ma è anche una dichiarazione d’amore per questo genere che Craven ha sempre praticato e che dimostra di conoscere a menadito.
Scream è una riflessione sul potere del mezzo cinematografico. E’ anche una rappresentazione non troppo velata dell’abisso – sociale, culturale e spirituale – che quegli anni si portavano dietro. I giovani protagonisti sono cinici e spietati. Non rispettano le regole e nemmeno loro stessi. Non hanno rispetto nei confronti delle istituzioni – pensiamo al preside della scuola – figurarsi della morte.
Quella degli anni novanta è la generazione X, una generazione senza identità che non può far altro che adagiarsi sulle icone del decennio precedente – Freddy Krueger, Jamie Lee Curtis – perché incapace di costruirsi da sola delle proprie.
Una generazione priva di padri e di madri – assenti, divorziati o morti ammazzati – che uccide senza un movente, per spirito di emulazione o per noia.
E’ anche una delle prime generazioni ad avere il cinema a casa grazie alle videocassette. Una generazione che è cresciuta con il cinema, che conosce tutto di John Carpenter ma poco della vita vera. La prima vittima è proprio Drew Barrymore, l’ex bambina prodigio di E.T. – L’extraterrestre, come a voler chiudere i ponti con l’immaginario del decennio precedente per mostrare le macerie di quello attuale, in una sorta di rito di purificazione. C’è anche un’altra morte eccellente, quella del preside – interpretato da Henry Winkler il famoso Fonzie di Happy Days – e che rappresenta un’altra rottura con una generazione più anziana.
Se la generazione di Nancy di A Nightmare On Elm Street era spaventata e vittima dei propri incubi, quella del decennio successivo è interessata all’apparenza e gioisce all’idea di un serial killer nella loro città. Scream è un film horror. Ma è molto di più. E’ il testamento artistico e spirituale di Wes Craven che si diverte a citarsi e a omaggiare il genere cinematografico che lo ha formato e lo ha fatto diventare un maestro del brivido.
Ancora oggi Scream riesce a far sorridere e inquietare. I mostri non sono solo quelli del film, ma anche i ragazzi, protagonisti di una pellicola rivoluzionaria e profetica.