Su Diario di Rorschach la recensione sul fumetto horror Samuel Stern, curato dalla casa editrice Bugs Comics, uscito in queste settimane
Un buon edicolante conosce bene i suoi clienti, i loro gusti e sa come viziarli. Il mio, per non venir meno alla regola, un bel giorno mi dice che è ordinabile un nuovo fumetto horror. Il genere mi piace e senza pensarci troppo gli dico di ordinarlo subito. Mentre attendo con ansia il 29 novembre (giorno del lancio) mi documento un po’ in rete per capire di più e trovare qualche indiscrezione appetitosa. Trovo molti commenti sui social: c’è chi parla del diretto rivale di Dylan Dog, chi parla del nuovo Outcast, c’è chi parla di un fumetto rivoluzionario e tanto altro ancora. Sulla pagina Facebook e sul sito internet della casa editrice, la Bugs Comics, continuo a leggere tante cose interessanti. L’hype sale che è una meraviglia. Arriva finalmente il 29 novembre e mi fiondo in edicola. Finalmente ho tra le mani il primo numero di Samuel Stern.
Prima di iniziare con la recensione è doveroso elogiare il coraggio della casa editrice. I ragazzi di Bugs Comics hanno dimostrato fegato, tanto. Il 2019 non è un anno particolarmente florido per il fumetto. Più volte si è discusso di una crisi incisiva e dilagante con le edicole che hanno avvertito di più il colpo. Questa casa editrice, invece, ha deciso di rivolgersi solo alle edicole per presentare il loro fumetto. Hanno addirittura puntato su un genere particolare che in Italia non è ancora giustamente apprezzato da tanti lettori. Tanto basta a chiedervi di sostenerli in questa loro avventura e se a questo aggiungiamo un prezzo concorrenziale (solo 3,50€) allora dovete correre in edicola.
Passiamo al fumetto. Ci troviamo in Scozia, a Edimburgo. Tutto inizia con una famiglia in crisi e degli strani avvenimenti che coinvolgono la piccola di casa, Mary. A ficcare il naso in questi strani e macabri eventi saranno un libraio, Samuel Stern, e il suo amico prete, padre O’Connor. Questi, dopo una serie di peripezie, riusciranno a liberare la piccola Mary dal demone che la tiene in pugno. Mi fermo per evitare l’odioso rischio spoiler.
Il fumetto ha una bella sceneggiatura e il merito va a Gianmarco Fumasoli e Massimiliano Filadoro, rispettivamente ideatore e co-creatore del personaggio (Fumasoli è anche direttore editoriale di Bugs Comics). Hanno gestito la sceneggiatura con una visione molto cinematografica. I dialoghi sono efficaci e brillanti. I disegni sono veramente ben fatti e Luigi Formisano ha fatto un lavoro degno di nota, con un tratto che si inserisce perfettamente nel contesto del fumetto. La copertina, anche questa molto bella, porta la firma Maurizio Di Vincenzo. La lettura è gradevole e incalzante. Non ho trovato l’albo noioso e ha la giusta dose di suspense che serve a incollare il lettore alle pagine. L’unica nota un stonata è il finale, forse. In questa parte del fumetto il ritmo accelera leggermente e si ha la sensazione di perdere un po’ il filo.

I riferimenti alla cultura esoterica e alla demonologia sono fantastici e i lettori più curiosi andranno spediti a fare qualche ricerca in rete. Il particolare di questo fumetto è che le possessioni citate non hanno nulla a che vedere con quanto visto finora in tv o al cinema. Ci troviamo davanti a un horror abbastanza introspettivo. Nel cuore di ogni essere umano esiste un’abominevole oscurità. In quel buio si spegne ogni luce, ogni speranza. L’orrore è insito in tutti noi come un’ombra. SI cela in una parte oscura della psiche dove si annidano sofferenze o desideri sinistri. Da quell’ombra nasce un demone e quest’ultimo può scatenarsi in qualunque momento o rimanere silente logorandoci pian piano.
I paragoni evocati sui social sono duplici. Il primo è quello con Dylan Dog e il secondo con Outcast, il fumetto di Robert Kirkman. Sul primo paragone mi sento di smentire categoricamente ogni rumors. Samuel Stern ha in comune con l’Indagatore dell’Incubo solo il formato bonellide dell’albo (16×21 cm). E con Outcast? Il fumetto di Kirkman e Samuel Stern hanno alcune caratteristiche in comune. In primis ci sono le soprannaturali doti dei due protagonisti che usano con una certa avversione. La figura del prete comprimario è ugualmente condivisa come il tema delle due testate, le possessioni demoniache per l’appunto. La differenza è che in Outcast il lettore capisce fin da subito che i tanti casi di possessione hanno un filo conduttore che si ripercuoterà sulla trama, in Samuel Stern questo non è possibile dirlo.
In definitiva vi consiglio di acquistare Samuel Stern. I motivi sono tanti e sono stati elencati. Alcuni lamentano un ritmo disarmonico nella narrazione, soprattutto sul finale. Sono talmente insoddisfatti da non voler acquistare gli albi successivi. Siamo solo al primo numero! Giudicare negativamente un fumetto dalla sua prima apparizione e non voler acquistare i successivi albi è un grosso errore. Sono uno di quelli che acquistano almeno i primi dieci numeri, così da valutare se fumetto merita di entrare nella mia libreria o meno. Vi invito ad avere fiducia perché le premesse sono buone. Io continuerò di certo a leggere le avventure del rosso Samuel Stern (anche per premiare le scelte audaci di Bugs Comics). Non aspettate che un’ombra o un demone vi porti una copia di Samuel Stern. Correte in edicola ad acquistare l’albo. Non farlo sarebbe un vero orrore.