London Calling

London Calling raccontato in cinque atti sovversivi

Il 14 dicembre 1979 usciva in Europa London Calling dei Clash. Un disco destinato a cambiare per sempre il mondo della musica rock.


Primo atto sovversivo: sei il leader di una band in ascesa, hai pubblicato un disco voluto più dall’etichetta discografica che non dal tuo gruppo, decidi di non seguire più i consigli dell’etichetta, ma di fare di testa tua.

Secondo atto sovversivo: fai parte del genere punk, un genere tanto in ascesa quanto già in crisi, decidi di utilizzare il suono ruvido del punk, ma lo fai a modo tuo contaminandolo con tutti i generi possibili e immaginabili.

Terzo atto sovversivo: prendi la copertina di un disco di Elvis Presley e la trasformi in una copertina ribelle con Paul Simonon, bassista della tua band, che spacca il suo Fender durante un concerto.

Quarto atto sovversivo: fai uscire il doppio LP al prezzo di uno, scatenando le ire della casa discografica di cui sopra (lo farai ancora l’anno successivo con il triplo Sandinista! venduto al prezzo di un doppio, ma quella è un’altra storia).

Quinto atto sovversivo: usi testi che invitano alla rivolta. Ti schieri contro l’establishment, contro la Regina, contro Margaret Thatcher. Vuoi distruggere i miti del rock, i Beatles e i Rolling Stones. Tutto quello che rappresenta un passato glorioso tramutatosi in droga, nei miliardi e nel distacco dal pubblico.

E sai cosa? Alla fine ci riesci.


London Calling è il punto di non ritorno del rock. E’ un disco che esce in Europa nel dicembre 1979 e che segna la fine di un’era. Dopo London Calling cambia tutto. Cambia la musica, vengono stravolti i generi musicali. Ma andiamo con ordine. Il punk aveva sempre avuto come motto quel NO FUTURE che Strummer si rifiutava di sbandierare.

Il futuro non è scritto. Nei suoi testi Joe Strummer si schiera contro ma mostra anche agli ascoltatori possibili vie di fughe. Ingiustizie sociali. Situazioni politiche instabili. Razzismo. Situazioni traballanti in parti di mondo di cui i poteri forti non parlavano. Strummer si trasforma in un giornalista, in un poeta, in uno scrittore. Racconta ai ragazzi inglesi del mondo. Delle sue contraddizioni, delle sue ingiustizie. Lo fa col piglio dello scrittore consumato, del miglior cantautore.

Musicalmente i Clash avevano già giocato con il reggae, ma nessuno si aspettava la serie vertiginosa di stili che appare su questo disco. C’è punk e reggae, c’è rockabilly, ska, R&B di New Orleans, pop, lounge jazz e hard rock. Il disco non è legato da un tema specifico, il suo eclettismo e il suo punk immanente funzionano come una sirena.

Molte delle canzoni – in particolare London Calling, Spanish Bombs e The Guns of Brixton – sono esplicitamente politiche. La musica è politica e rivoluzionaria. Ma è anche corroborante, più forte e accattivante.
Spanish Bombs ad esempio racconta della guerra civile spagnola, Clampdown racconta del pericolo del nazismo e del razzismo.

The Guns Of Brixton e il primo pezzo registrato dal gruppo ad essere cantato e composto da Paul Simonon e tratta del pericolo dell’integrazione in molti quartieri inglesi. Lost In The Supermarket parla di uno sfrenato consumismo, divoratore della vita del cittadino del mondo capitalista che sin dalla giovane età è escluso e alienato dalla società stessa.

Ci sono anche il reggae e lo ska portati dagli immigrati giamaicani come nel caso di Wrong ‘em Boyo, Rudie Can’t Fail, Lover’s Rock e Revolution Rock.


Tecnicamente, la nascita di London Calling si deve anche alla notevole crescita di Topper Headon che riesce a costruire tempi sui quali i tre creano un muro sonoro senza precedenti. Basti ascoltare Hateful e i suoi cambi di tempo. Secondo Paul Simonon Fare London Calling è stata una gioia perché Guy Stevens era matto. Ai tempi io controllavo un po’ meglio lo strumento e lui era meno interessato alla perfezione tecnica. Non importava se facevo uno sbaglio.

Il procedimento seguito per registrare il disco non fu facile. Il gruppo eseguiva una canzone come se la stesse facendo dal vivo, mentre il produttore saltava per lo studio urlando grida di incoraggiamento. Di queste registrazioni venivano mantenute principalmente la batteria e la chitarra ritmica, poi Mick Jones creava la complessa rete di chitarre e Paul Simonon registrava il basso. Venivano poi aggiunti percussioni, chitarre acustiche, pianoforti e fiati. Nel disco vennero registrati anche numerosi effetti sonori.

Nel corso del disco i quattro esplorano i temi familiari di ribellione della classe operaia e contro l’istituzione, ma li legano anche al vecchio rock & roll fatto di tradizioni e miti, che si tratti di rockabilly o Stagger Lee.
Già. Stagger Lee, il mito del nero fuori legge, magnaccia, spacciatore di droga. Eccolo alzarsi in piedi in Wrong ‘em Boyo, un pezzo ska, così come nella successiva Death Or Glory: Ogni pezzente raggiunge un accordo con il mondo e finisce con debiti da saldare per il divano o la ragazza, amore e odio tatuati sulle mani, le stesse che schiaffeggiano i figli.
Stagger Lee è il male, il diavolo che si nasconde nelle canzoni rock reclamando il suo fascino.

Altro personaggio importante è Montgomery Cliff che appare in The Right Profile. Cliff era un attore esiliato da Hollywood. Omosessuale, depresso e drogato, morto a quarantacinque anni. E ancora, Gene Vincent, uno dei primi grandi rocker inglesi, colui che guidava la macchina quando in un pauroso incidente perse la vita la star Eddie Cochran, autore del classico Be Bob a Lula, qui con la strepitosa Brand New Cadillac. C’è Jimmy Jazz, un balordo dei bassifondi di NYC a caccia di soldi facili che finisce con la testa mozzata.

Il micromondo di London Calling è dunque un universo dove tutto è possibile e dove emergono dalle ceneri personaggi esiliati o abbandonati.

The ice age is coming… the sun is zooming in
Engines stop running and the wheat is growing thin
A nuclear error… but I have no fear
London is drowning… and I…
I live by the river!

L’uscita di London Calling fu un vero spartiacque. Sancì la fine gli anni settanta, ma anche la fine di una stagione musicale. Un’intera generazione di giovani, all’indomani della sua uscita, percepì con un pizzico di nostalgia, il definitivo tramonto del movimento punk classico, ossia di quello che, in buona parte, si era identificato con la storia dei gruppi inglesi che l’avevano alimentato e supportato.
Il punk-rock classico, esploso anche negli USA, diventava qualcosa di diverso da quello che era stato inizialmente. 

In Inghilterra il punk-rock iniziava a rallentare e a cambiare pelle. Molte band, nate verso la fine degli anni Settanta, partono da questo genere, ma lo rendono più lento, più decadente. Più oscuro. Nascono i Joy Division, i Cure, i Siouxsie & The Banshees. Tutta gente che, partita proprio dal punk, inizia a cambiare e a stravolgere il proprio modo di fare musica. Ma anche questa è un’altra storia.

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