5 è il numero perfetto, il pulp partenopeo a fumetti firmato Igort. La nostra recensione del lavoro edito Coconino Press/Fandango

Un pulp che prende spunto dal classico noir e tende a raccontare una città e suoi personaggi.
5 è il numero perfetto di Igort (1994 – 2002 Cononino Press/Fandango editore) non è solamente una rivisitazione del fumetto all’italiana ma un vero e proprio esperimento ben riuscito.
La storia raccontata si svolge a Napoli negli anni settanta.
Peppino, guappo ormai in pensione, perde improvvisamente il figlio – killer anche lui – dopo un tradimento nella famiglia per cui lavorava da anni.
Cerca disperatamente la sua vendetta ma le cose si mettono sempre peggio quando si ritrova contro praticamente tutta la camorra napoletana.
In coppia con Salvatore e l’amante Rita farà di tutto per vendicarsi della perdita e mettere in salvo la sua esistenza.
5 è il numero perfetto è a tutti gli effetti un unicum nell’ambito letterario italiano.
Il lavoro di Igort, infatti, è tale da destreggiarsi egregiamente in un melting pot di culture fumettistiche e cinematografiche e creare un ottimo prodotto che ne esalta tutte le peculiarità.
Questo dato è riscontrabile sin dalla composizione della storia.
Il fumetto è chiaramente un pulp.
Un pulp particolare però.
Che si muove e si articola all’interno di un contesto noir che investe tanto i personaggi quanto l’ambientazione.
Proprio gli ultimi due elementi rappresentano l’altra caratteristica fondamentale del lavoro.

Peppino e Napoli sono i veri protagonisti della vicenda.
Due soggetti tanto diversi quanto simili fra loro.
Tanto forti quanto deboli nel proprio io più profondo.
E tanto in grado di capire, soltanto dopo mille peripezie, che un altro modo di vedere le cose è possibile.
Napoli e la napoletanità, inoltre, si mostrano in un’ulteriore chiave di lettura.
I dialoghi in dialetto – eccezionali soprattutto considerando la differente provenienza regionale dell’autore – e i luoghi fanno da perfetta cornice ai fatti raccontati.
Tutto ciò è legato anche alla struttura comica di 5 è il numero perfetto.
L’iconografia dei singoli soggetti richiama fortemente la maschera napoletana che, rimodulata al contesto, si muove nel suo classico scenario.
I disegni dello stesso Igort, infine, chiudono un cerchio ad dir poco eccellente.
Il binomio trama/disegni, non solo è fondamentale allo svolgimento della vicenda – molte volte è proprio la tavola senza dialoghi a raccontare la storia – ma è lo specchio del racconto stesso.
Il bianco e blu ed il tratto non proprio marcato, esaltano l’intero lavoro e lo caratterizzano a tal punto da renderlo un cult di genere.