La seconda stagione di The End Of The F***ing World si distacca dal fumetto di Charles Forsman, raccontando il percorso di crescita di Alyssa e James
La graphic novel di Charles Forsman terminava con la morte di James, inseguito da una poliziotta che aveva trovato i due fuggitivi. La seconda stagione di The End Of The F***ing World crea un universo a parte. Un universo che ha al suo centro – almeno inizialmente – non i due ragazzi, ma Bonnie.
Chi è Bonnie? E’ una vittima indiretta del passato dei due ragazzi. Nella prima stagione i due si rifugiavano a casa di Clive Koch, un docente universitario che provava a violentare Alyssa. James aveva scoperto foto e video del proprietario ritraenti donne e ragazze torturate e uccise. L’uomo aveva trovato Alyssa e aveva tentato di stuprarla.
James riuscì a uccidere quello che a tutti gli effetti era un serial killer – come si scoprirà più avanti – di cui Bonnie era innamorata. Le prime due puntate della seconda stagione presentano il mondo di Bonnie. Dall’educazione severissima della madre, alla repressione alla quale sin da piccola è stata abituata. Bonnie è accecata dall’odio e dalla vendetta, in una forma assai inquietante e molto, molto psicologica.
Oltre a Bonnie e alla sua sete di vendetta, The End Of The F***ing World racconta ancora del processo evolutivo dei due protagonisti. Alyssa si è completamente staccata dal suo passato, lavora in una tavola calda e sta per sposarsi.
James ha passato questi due anni in ospedale a tentare di rimettersi in sesto da una quasi morte. Il rientro di James nella vita di Alyssa sconvolgerà per sempre i piani della ragazza.
La miniserie inglese riesce a raccontare il disagio e la crescita di due protagonisti di primo livello. Lo fa con un montaggio veloce e determinato, con una fotografia autoriale e con la colonna sonora di Graham Coxon, chitarrista dei Blur.
I meccanismi sono simili rispetto a quelli della prima stagione. Il timido vigore del sentimento rimane centrale, sebbene il racconto imposti ora molta della sua attenzione su luci e ombre della passione. L’inedito personaggio di Bonnie – una bravissima Naomi Ackie – è in primis un’occasione per scavare con un tagliente linguaggio da dark comedy i fondali del trauma e le relative conseguenze, su come dolore crei altro dolore, su come a prevaricazione segua altra prevaricazione e violenza, non esclusivamente fisica.
Attraverso gli occhi di una stravolta ma determinata Bonnie vediamo disperazione e forza, trauma e violenza, in una caratterizzazione assolutamente memorabile.
Anche se si è staccata dal fumetto originale, la serie tv inglese riesce a proseguire con il mood della prima stagione, aggiungendo aspetti dark e inquietanti e restando anche sul grottesco. Se vi è piaciuta la prima stagione, queste nuove otto puntate vi daranno qualcosa in più, un po’ come il percorso di crescita di Alyssa e James.
Difficile credere a una terza stagione. La vicenda sembra essere pienamente conclusa ma siamo pronti a farci stupire dalle nuove disavventure dei due.