Andrea Blasi, un uomo chiamato Micio. Il nostro omaggio, a diciassette anni dalla sua morte, al play triestino

Nello sport non tutti gli atleti presentano un fisico perfetto .
Ce ne sono alcuni, ad esempio, che per caratteristiche fisiche non andrebbero proprio bene per una determinata disciplina.
Fra questi, però, esistono delle vere e proprie eccezioni.
Giocatori tanto inadatti quanto indispensabili.
Che con la loro intelligenza e tecnica sono riusciti facilmente a sopperire gli scompensi corporei.
E che per l’atteggiamento in campo hanno lasciato il loro nome scolpito nel cuore dei tifosi.
Per questo nuovo appuntamento di Storie di sport, abbiamo deciso di omaggiare uno dei giocatori più atipici ed amati nel panorama cestistico italiano: Andrea Blasi detto Micio.
Triestino di nascita, muove i primi passi nella pallacanestro a Milano sponda Olimpia.
Non riesce ad incidere più di tanto – data anche la presenza di mostri sacri quali Mike D’Antoni – ma partecipa in qualche modo alla cavalcata scudetto ’85.
La mancanza di spazio sufficiente a mostrare il suo valore, però, lo porta ben presto verso altri lidi.
Infatti, dopo le parentesi Verona e Aresium Milano, si ritaglia il suo spazio nella Pallacanestro Firenze, dove approda nella stagione 1992 – 1993.
Nonostante la buona annata, che determina una crescita reale del giocatore, i Toscani non riescono a salvarsi e retrocedono immancabilmente in B1.
L’esperienza a Firenze, in realtà giova solamente ad Andre Blasi.
La sua carriera cambia totalmente con il trasferimento alla Fortitudo Bologna.
Quando Andrea Blasi arriva a Bologna più di qualcuno storce il naso ma lo scetticismo viene subito ricacciato dalle prestazioni offerte dal giocatore.

Si ritaglia uno spazio tutto per sè in una squadra colma di esterni con punti nelle mani e diventa fondamentale nel far rifiatare i vari Esposito e Djordjevic.
La sua esperienza in maglia biancoblu è a dir poco spettacolare.
Micio non solo è fondamentale nelle rotazioni, con tanto di bombe dall’arco pronte ad essere scagliate, ma per la grinta che mette in campo anche uno dei beniamini della tifoseria.
Dopo quattro stagioni straordinarie, dove raggiunge anche due finali scudetto, decide di cambiare aria e comincia a girovagare per l’Italia.
Sassari, Cantù, Pistoia e Reggio Calabria sono le altre tappe del play triestino, fino al definitivo ritiro del 2002 (oltre alla piccola parentesi con una squadra della provincia di Bologna).
In questo giorno particolare per la storia di questo magnifico giocatore, vogliamo ricordare Micio come una persona fuori dal comune.
Uno di quelli che va oltre i limiti oggettivi.
Oltre i compagni di squadra più quotati.
E oltre ogni confine dettato da uno spettacolare sport.
Ciao Micio!