La quinta stagione di Peaky Blinders cambia le carte in tavola nella famiglia Shelby. Tra politica, crisi economica e l’incubo del fascismo
Thomas Shelby ce l’ha fatta. Siede in Parlamento, ha in pugno la famiglia Shelby e sta rendendo legali le sue attività. Tutto sembra andare per il meglio. Ma tutto può cambiare.
La quinta stagione di Peaky Blinders ci presenta un mondo diverso, meno esplosivo di quello delle strade di Birmingham, ma altrettanto pericoloso.
E’ una stagione di transizione dove si passa dai quartiere fumosi della città inglese – fonderie, fango e fumo – a strade più luccicanti ma non per questo sicure.
Sono sei episodi di strategie, coltivate da ognuno dei membri della famiglia Shelby.
Tutto inizia con il crollo di Wall Street. E’ il 29 ottobre 1929. La crisi economica fa incrinare ancora di più il rapporto tra Michael e Thomas. Ma non è finita qui.
Michael è il nuovo che avanza, il membro più giovane della famiglia Shelby che in un momento di crisi ha le chiavi per la soluzione: lo spaccio di oppio. Un mercato in ascesa dove c’è spazio per la famiglia Shelby specie negli Stati Uniti. Il vecchio contro il nuovo. Basta violenze, basta lamette nei cappelli. Basta sangue.
Thomas è sempre più precario. Sia da fuori – stringe un patto col Diavolo, si allea coi fascisti per spiarli per conto del Governo – sia da dentro – immagini della moglie defunta, sensi di colpa, depressione, alcool, tentazioni suicide – e vive un momento molto difficile. Un eterno conflitto con sé stesso.
In tutto questo si inserisce il contesto storico. Oltre al Crollo di Wall Street ci sono nuove idee che si aggirano per l’Europa. Idee che in Italia sono già arrivate con Benito Mussolini e che in Inghilterra provano a prendere piede con Oswald Mosley – personaggio tra l’altro realmente esistito – che sta dando vita al partito fascista in Inghilterra. Shelby si rende conto che tra tutti i nemici che ha avuto Mosley è senza ombra di dubbio il più temibile, il Diavolo in persona.
Le nuove sei puntate dello show di Steven Knight fanno crescere ancora di più la serie. Ormai Peaky Blinders ha superato sé stessa, andando oltre una banale storia di potere. E’ una storia di confini da superare, di nemici da temere, di sorprese. In questo senso la quinta stagione è piena di tutto questo e si distacca dalle prime stagioni. Thomas è al potere, ma deve comunque lottare per mantenere lo status quo ma anche per difendere sé stesso.
Per superare le avversità, Thomas dovrà riportare a galla il peggio di sé e affrontare l’istinto calcolatore e assassino che ha dentro, il che lo porta a un’eterna e insoluta battaglia con i suoi demoni. Peaky Blinders diventa una storia di uomini tormentati – Thomas, Arthur, Michael – che hanno sperimentato le atrocità della guerra e mostra l’impatto che questo ha sulle relazioni sociali e familiari. È anche una riflessione sulla loro maniera di affrontare gli errori di un passato oscuro nonché sul modo in cui si occupano dei propri cari.
La nuova stagione è più violenta. Eppure la violenza diventa un fatto intimo, proveniente da un luogo molto personale all’interno della psiche e della propria anima. Questa volta la famiglia affronta il potere dell’estrema destra e il neonato fascismo, perciò il conflitto si fa sempre più radicale.
Il finale della quinta che non risolve nulla, anzi lascia tutto (troppo?) in sospeso. Mentre le altre stagioni chiudevano il discorso e si preoccupavano di introdurre elementi per nuove puntate, qui è tutto in sospeso. Un fallito attentato nei confronti di Mosley fa capire che c’è una talpa all’interno della famiglia, Michael e sua moglie sembrano indirizzati verso una nuova vita, Polly dovrà scegliere da che lato stare. Ci sono le morti inaspettate di Aberama Gold e il cuore in frantumi di Artur.
Ci sono insomma tutti gli elementi per un sesta stagione ancora più esplosiva.