Il mistero di mangiabarche

Il mistero di mangiabarche, la seconda indagine di Marco Buratti alias l’Alligatore

Il mistero di mangiabarche, il secondo capitolo della saga sull’Alligatore. La nostra recensione del romanzo di Massimo Carlotto


Il mistero di mangiabarche
Il mistero di mangiabarche – La copertina del romanzo

Il calvados, il territorio circostante e una storia strettamente legata alla realtà italica.

I tre elementi, uniti ad un contesto noir a sè stante, sono le caratteristiche principali di uno dei personaggi più amati della letteratura contemporanea: l’Alligatore.

Massimo Carlotto, ideatore della figura in questione, nel 1997 ripropone – in tutto il suo splendore – le avventure dell’investigatore senza licenza.

Con Il mistero di mangiabarche (edito E/O, 1997), l’autore non solo inaugura una delle serie più seguite sul territorio nazionale ma apre la strada a nuovi intrecci e scenari.

Il romanzo prende piede proprio da dove si era concluso il primo, affascinante, capitolo (La verità dell’Alligatore).

Il protagonista, assieme all’inseparabile Beniamino Rossini, è fuggito da quella Padova che lo aveva coinvolto in un giro fuori da qualsiasi normale schema.

Rientrato in Italia via Marsiglia, l’investigatore si ritrova ad affrontare un nuovo caso dopo essere stato contattato dall’avvocato Columbu, noto penalista sardo.

Tre suoi colleghi, infatti, dieci anni prima avevano scontato due anni di carcere per omicidio e spaccio ma hanno il forte sospetto che il morto sia in realtà ancora vivo.

Immerso nella realtà isolana, Buratti si imbatte in una delle storie più complicate della sua carriera che permetterà, però, di illuminare diverse zone d’ombra.

Il mistero di mangiabarche è un lavoro particolare che si rende fondamentale tanto per la saga letteraria quanto per l’evoluzione dei protagonisti.

Il primo presupposto è riscontrabile in un dato semplice.

Con questo lavoro Carlotto avvia una vera e propria raccolta di scritti che si protrarrà per diversi anni.

La sola idea di dare un seguito alle avventure di un personaggio – cosa fatta anche con Alla fine di un giorno noioso – evidenzia l’idea dello scrittore di proseguire questo tipo di narrazione.

Il secondo aspetto, invece, investe per lo più la tecnica utilizzata ne Il mistero di mangiabarche.

Il lavoro del 1997, difatti, da un lato permette una maggiore caratterizzazione delle singole figure e dall’altro apre la strada ad un’ulteriore evoluzione.

Il mistero di mangiabarche
Massimo Carlotto

Gli elementi , significativi per le successive storie, vengono resi al meglio con la composizione della banda di investigatori.

Non ancora trio (Max la Memoria diventerà membro effettivo nel terzo episodio), la coppia Buratti – Rossini sarà costretta a farsi aiutare da un locale (Brundu) nell’articolata indagine.

Il quadro, inoltre, è come di consueto avvolto in faccende verosimilmente italiche.

Depistaggi, tradimenti e coinvolgimento di regolari facoltosi sono il vero sale delle avventure sull’Alligatore.

Anche in questo caso l’autore sembra estrarre parte delle vicende nazionali per riproporle al lettore tramite le indagini della banda.

A tutto ciò, infine, si associa anche la narrazione dei fatti.

Adottando uno stile alla Watson di Conan Doyle, lo scrittore propone il personaggio principale come narratore e protagonista delle vicende descritte.

Così facendo Carlotto consente di vivere a pieno quanto scritto, addentrandosi nella scena e comprendendo, assieme all’Alligatore, i fili da unire per risolvere l’intricato caso.

 

Alessandro Falanga

 

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