Fantozzi, il libro che ha generato un mito. La nostra recensione del romanzo di Paolo Villaggio del 1971

Storie mostruosamente tragicomiche.
Fantozzi, romanzo del 1971 di Paolo Villaggio, non solo ha dato vita ad una fantastica saga cinematografica ma ha anche sconvolto totalmente la letteratura comica italiana.
Suddiviso in quarantuno racconti, Fantozzi narra in sostanza le quattro stagioni del ragioniere a casa, a lavoro ed in famiglia.
Questo primo libro di Villaggio – magistralmente riproposto al cinema – compie una vera e propria rivoluzione copernicana nel genere.
Con l’introduzione di uno schema letterario particolare ed un linguaggio a sè stante, l’autore pone una solida base per un nuovo tipo di comicità tricolore.
Il punto di forza del lavoro è senza dubbio la modalità con cui viene concepito lo scritto.
I racconti brevi (di circa sei pagina l’uno) e la presenza massiccia di particolari per descrivere le ambientazioni, rappresentano le basi per questo romanzo.
I due elementi, difatti, immergono il lettore nella realtà descritta (che rispecchia la quotidianità) e lo proiettano direttamente nelle disavventure del protagonista.
Con questa impostazione, quindi, fondamentale è il narratore.
Ponendosi come soggetto terzo alle vicende, il neutrale narratore racconta impassibilmente quello che il povero ragioniere affronta quotidianamente.
La figura in questione non si esprime mai a favore o contro ma si limita a raccontare quello che accade, non lesinando sui particolari della scena.

A tutto ciò, inoltre, è legato l’innovativo linguaggio introdotto da Fantozzi.
Le craniate pazzesche, i megadirettori e i congiuntivi sbagliati sono solo alcuni degli esempi di linguaggio fantozziano entrati di diritto nello slang di tutti i giorni.
Le parole del romanzo, in pratica, tendono a creare un nuovo lessico che non solo diventa unico nel suo genere ma tende anche a caratterizzare i personaggi delle storie.
Infine la maschera di Fantozzi.
Nello scritto del 1971, Paolo Villaggio riesce in un colpo solo a dipingere la triste realtà e sbatterla in faccia al lettore.
Fantozzi, perdente nato, non si mostra solo come una figura comica.
Si rende visibile, effattivamente, più per la sua verosomiglianza con le vicende comuni che per le situazioni in cui si ritrova.
E, allo stesso tempo, si mostra empatico a tal punto da far venir voglia di parteggiare per lo sfortunato per eccellenza contro gli ostacoli del mondo.
In sostanza, grazie anche alla scorrevolezza nella scrittura, Fantozzi si rende un libro da leggere tutto d’un fiato per assaporare le origini di un personaggio che ha appassionato più di una generazione.