Il coach delle saponette. La piccola, grande stagione della squadra di minibasket Olympia 2000 di Casale Monferrato, raccontata da chi l’ha vissuta in prima persona

La pallacanestro è lo sport che più di tutti richiama alla vita: i singoli giocatori non hanno un ruolo specialistico, ognuno deve svolgere il suo compito sia nella metà campo offensiva che in quella difensiva, in attacco bisogna avere intelligenza, scaltrezza e coraggio, in difesa abnegazione, fatica e spirito di sacrificio verso i propri compagni, e tutto questo per portare alla vittoria la propria squadra.
Come tutte le cose della vita, questi principi, uniti a spirito di gruppo e amicizia, dovrebbero essere insegnati ai ragazzi fin dalla più giovane età; e condizione necessaria è la presenza di un mentore ispirato, dotato di un mix di spirito paterno severo, conciliante e guascone che accompagni i giovani a crescere come giocatori e come piccoli uomini.
Questo è quello che è successo negli ultimi tre anni a 17 ragazzini, e le loro rispettive famiglie, della squadra di minibasket Olympia 2000 di Casale Monferrato, rampa di lancio verso le giovanili della società che milita da parecchi anni in Legadue, guidati dal loro Coach Davide Pogliani (Il coach delle saponette).
Si è creata una simbiosi che, di questi tempi segnati da manie di protagonismo e tanto egoismo, si può definire miracolosa.
Da una parte il coach che con le sua capacità di insegnamento, tanta pazienza ed esperienza è partito dai fondamentali per insegnare il Gioco della pallacanestro fatto di squadra e non di individualismo, di passaggi e non di continui uno contro uno, di rispetto per l’avversario e per il compagno che non fa mai canestro; dall’altra un gruppo di genitori che hanno saputo creare un gruppo scanzonato e folkloristico che ha sempre messo davanti a tutto gli impegni sportivi dei propri figli seguendoli sia nei campionati che nei vari tornei che hanno disputato, con esperienze importanti contro squadre blasonate a livello nazionale.
I regolamenti dei campionati Aquilotti ed Esordienti, che obbligano gli allenatori a far giocare tutti i ragazzi presenti a referto, sono ovviamente propedeutici allo sviluppo dei singoli giocatori in maniera omogenea.
Tra allenamenti, partite (vinte e perse), campionati, tornei, pizze, grigliate, birra e tante risate si è arrivati al termine di questo ciclo giocando un ultimo torneo a Novara.
E’ stato un fine settimana intenso, si sentiva nell’aria il dispiacere per l’avventura che si stava per concludere, anche se davanti ai ragazzi si cercava di mostrare i soliti sorrisi e la solita allegria.
Per tutto il torneo il coach ha seguito la squadra osservando i suoi ragazzi giocare il basket che ha trasmesso loro in questi anni in completa autonomia, raccogliendo i frutti di tutti gli allenamenti trascorsi a lavorare sui minimi particolari, e dimostrando di avere completa fiducia nelle loro capacità anche quando si sono trovati in svantaggio.
La vittoria finale del torneo è stata il coronamento di questo cammino, una prova di maturità da parte di questi ragazzi che noi genitori abbiamo consegnato nelle sapienti mani di coach Pogliani ancora bambini e li ritroviamo tre anni dopo piccoli uomini, che attraverso il basket hanno capito cosa sia il divertimento, l’amicizia, la bellezza di giocare insieme e di aiutarsi per raggiungere uno scopo, ma soprattutto il rispetto nei confronti degli altri giocatori che hanno incontrato sul loro cammino.
E anche noi genitori abbiamo imparato, o meglio, abbiamo ritrovato grazie ai nostri figli e al nostro impegno questi valori che ai giorni nostri vengono messi in secondo piano o considerati debolezze invece che punti di forza di una persona.

Noi e i nostri figli siamo stati fortunati a trovare non solo un allenatore/istruttore di pallacanestro, ma anche una sorta di secondo padre per i nostri ragazzi, il quale, nonostante la sua enorme passione per la pallacanestro, ha ben chiaro quali siano le priorità della vita; ci ha sempre detto che la scuola e lo studio avevano la precedenza sugli allenamenti, e se qualcuno mancava a qualche allenamento per problemi scolastici sapeva che al suo ritorno in palestra lo aspettava una serie di flessioni per chiarire nuovamente quali sono le cose importanti della vita.
La ciliegina sulla torta è stata la lettera che ha voluto scrivere alle sue “saponette” il giorno dopo la fine di tutto; citando il più grande del gioco ha scritto: “allenatevi come se non aveste mai vinto, giocate come se non aveste mai perso”, di fatto ricordando loro che l’impegno, la fatica e il sacrificio portano al raggiungimento degli obiettivi qualunque essi siano, e il rispetto vero i vari coach che incontreranno sul loro percorso di gioco sarà fondamentale per poter apprendere da ognuno gli insegnamenti che li porteranno a migliorare giorno dopo giorno.
Questa è una storia che dovrebbe essere “normale”, ma che purtroppo nel 2019 non lo è, ed è per questo che vale la pena raccontarla.
Per tutto quello che si è detto la conclusione per quanto banale sia è una sola.
Grazie Coach
Luca Di Lonardo