Love, Death & Robots

Love, Death & Robots, benvenuti nel futuro

Love, Death & Robots è una serie antologica fantascientifica creata da David Fincher e Tim Miller e distribuita su Netflix. La raccontiamo


Nelle scorse settimana è sbarcata su Netflix l’attesissima serie antologica Love, Death & Robots creata da David Fincher – Seven, Fight Club – e Tim Miller (Deadpool).
Parliamo di qualcosa come diciotto episodi dalla durata differente, compresa tra i cinque e i venti minuti, composti da stili differenti d’animazione che vanno dal classico 2D al 3D fotorealistico in computer grafica.

Love, Death & Robots è esattamente tutto ciò che ci si poteva aspettare da una serie tv animata. Fincher e Miller rompono le regole della serialità, confezionano un prodotto che abbraccia cinema, videogioco, fumetto, letteratura fantascientifica e ovviamente serialità televisiva.
Una produzione imponente e che ha nella maggior parte dei casi l’autodistruzione e la disperazione del genere umano come filo conduttore. L’Uomo è dunque inquadrato come una specie fallibile, testarda, destinata ad essere sottomessa e talmente vanitosa da non riuscire a seguire le regole più semplici per la sopravvivenza.

Oltre all’autodistruzione e alla disperazione – pensiamo all’episodio 1×04 Suits – c’è anche la solitudine dell’uomo, la sensibilità della macchina e il paradosso alla base della vita stessa. La serie vive di scenari basati sulla ferocia dei sentimenti e degli istinti più primordiali come l’odio e la paura, il desiderio, il sesso e l’amore. Ma anche – ripetiamo – la sopravvivenza del genere umano.
Non stupiamoci di trovare chi combatte per la propria vita, chi per vendetta – 1×01 Sonnie’s Edge – e chi per una serie di sentimenti più o meno puri e leciti.

C’è spazio anche la feroce ironia di un episodio come 1×02 Three Robots dove in una società distrutta, tre macchine si muovono tra scheletri di uomini morti chiedendosi come ha fatto l’Uomo a distruggere tutto. 

L’uomo – più che la macchina – è dunque al centro di queste storie. Storie brevi, satiriche, drammatiche, persino ironiche e ovviamente scioccanti. L’impressione vedendo le puntate è quella di assistere a una sorta di Black Mirror in versione animata e futuristica.

Ci sono episodi che sembrano uscire dalla penna di Philip K Dick,  come 1×13 Lucky 13 o 1×17 Alternate Histories. Altri episodi dalla bellezza narrativa ed estetica degni di un film, che traboccano di empatia, come 1×08 Good Hunting o 1×14 Zima Blue, in assoluto uno dei più interessanti.

Altri ancora che uniscono differenti tecniche come 1×16 Ice Age. E poi non manca la satira politica e sociale sono tutto, come 1×02 Three Robots, 1×06 When The Yogurt Took Over e 1×17 Alternate Histories

La formula di Love, Death & Robots è tanto semplice quanto efficace. Si tratta di racconti in pillole. Storie brevi, facile da guardare, per qualsiasi tipo di spettatore, ma che punta a non farsi dimenticare facilmente. Si ritorna indietro nel passato, alle primissime due stagioni di Black Mirror, dove il racconto spiazzava del tutto lo spettatore, unendo alla storia una tipologia di linguaggio e rappresentazione visiva altissime e senza precedenti.

Forse l’unico errore di Fincher e Miller è stato quello di mettere troppa carne al fuoco, diciotto episodi seppur brevi non sono così facili da digerire. Il risultato finale è un’opera indubbiamente ambiziosa che ha il compito di far riflettere, sorridere, commuovere chi la guarda.

 

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