La parabola musicale degli Alice In Chains è stata veloce, letale e dolorosa. Raccontiamo la storia del gruppo grunge per eccellenza su Diario Di Rorschach
La Seattle della metà degli anni ottanta era un posto magico. Un luogo dove musicisti di diversa estrazione musicale collaboravano per creare un genere che non avesse uno schema preciso ma che fosse figlio dei tanti generi in voga all’epoca. Sempre nel nome del rock.
Il cantante Layne Staley, dopo lo scioglimento nel 1986 della sua band chiamata Sleeze, forma gli Alice N’ Chainz, gruppo heavy metal dall’immagine tipicamente hair metal. Durante una serata al Music Bank Rehearsal Studios il cantante incontra il chitarrista Jerry Cantrell e gli propone di unirsi al gruppo da lui appena formato. Il chitarrista accetta a patto che Staley entri nel suo gruppo, i Diamond Lie, nel quale militano il batterista Sean Kinney ed il bassista Mike Starr.
Nel 1987 il gruppo funk di Staley si scioglie, permettendogli di entrare nella band di Cantrell a tempo pieno. La nuova formazione comincia ad esibirsi in vari locali, riprendendo prima il nome della precedente band di Staley, trasformandolo poi nel definitivo Alice in Chains. Il gruppo firma un contratto con la Columbia Records nel 1989 e nel luglio del 1990 esce il loro EP We Die Young. Il pezzo che dà il titolo all’EP diventa popolare sulle radio.
In seguito al fortunoso tour gli Alice in Chains pubblicarono l’EP Sap – che registra la collaborazione di Mark Arm dei Mudhoney e Chris Cornell dei Soundgarden – una raccolta di pezzi acustici, atipici per il sound della band. Il gruppo comincia a diventare sempre più popolare a partire dal 1992, quando una delle loro nuove canzoni, Would? entra a far parte della colonna sonora del film Singles – L’amore E’ Un Gioco, del regista Cameron Crowe, che racconta le vite di alcuni single di Seattle.
Pubblicato nel settembre del 1992, Dirt, il secondo album del gruppo rappresenta un’evoluzione del caratteristico suono della band. Più pesante. Distorto e slow.
Dirt è un successo di critica e di pubblico. I testi dell’album – oscuri, solitari, dominati dai temi della dipendenza – non sono proprio ottimisti e in molti iniziano a sospettare che Staley sia dipendente dall’eroina. Nello stesso periodo il bassista Mike Starr lascia la band proprio a causa della tossicodipendenza e viene sostituito da Mike Inez.
Scritto e registrato in un’unica settimana, Jar Of Flies riceve il plauso della critica.
Nonostante il successo dei dischi in studio, la band non va in tour e questo porta a nuove voci sulla dipendenza dall’eroina di Staley.
Proprio il leader degli Alice In Chains crea un supergruppo che include il chitarrista dei Pearl Jam Mike McCready, ed il batterista degli Screaming Trees Barrett Martin. Il loro nome è Mad Season e nel 1995 realizzano il loro unico album, Above.
Nel novembre del 1995 gli Alice in Chains pubblicano il loro terzo LP Alice In Chains, ribattezzato dai fan come Tripod per via dell’immagine del triste cane a tre zampe di Cantrell sulla copertina. L’album prosegue il percorso di evoluzione nel sound bilanciando le componenti melodiche con la sperimentazione, come in Sludge Factory. Il disco debutta al numero 1 delle classifiche.
Ancora una volta il gruppo non sostiene l’album con un vero e proprio tour, ma con soli sette concerti, in quattro dei quali fanno da spalla ai KISS. L’ultima comparsa della formazione storica risale al 1996. L’MTV Unplugged. Staley è visibilmente in pessime condizioni di salute, ma i pezzi vengono più duri vengono rielaborati in chiave acustica.
Nello stesso periodo la sua ragazza muore in seguito a un’overdose. La band non si scioglie – nonostante l’isolamento del cantante e nonostante i tentativi di Jerry Cantrell di mantenersi in contatto con lui e tenere il gruppo unito – ma appare chiaro che Staley non sarebbe mai più ritornato. Il 5 aprile 2002 Layne Staley muore nella sua casa per overdose di eroina e cocaina, esattamente otto anni dopo la morte di un’altra icona dell’era grunge, Kurt Cobain dei Nirvana. Dopo il decesso del cantante, i tre rimanenti membri sciolgono la band.
Nel febbraio 2005 a tre anni dalla fine degli Alice In Chains i superstiti Jerry Cantrell, Mike Inez e Sean Kinney organizzano un inaspettato concerto con lo scopo di raccogliere fondi per le vittime dello Tsunami che ha colpito il sud-est asiatico il 26 dicembre 2004. Per l’occasione si alternarono alla voce Maynard James Keenan dei TOOL ma anche il cantante dei Puddle of Mudd e dei Damageplan.
A distanza di un anno il gruppo si prepara a esibirsi di nuovo negli Stati Uniti per un concerto tributo alle Heart, duo femminile che aveva collaborato con la band negli anni novanta. Per questa speciale esibizione gli Alice in Chains chiamano alla voce William DuVall – cantante dei Comes With The Fall – che fa anche da secondo chitarrista.
Nonostante la sua presenza, il gruppo collabora con altri membri di gruppi metal di livello mondiale. Ad esempio, al Rock am Ring del 2006 James Hetfield dei Metallica presta la sua voce per Would?, mentre in altre occasioni Phil Anselmo interpreta il pezzo.
Nel 2009, dopo un periodo di voci insistenti, gli Alice In Chains pubblicano un disco. Si intitola Black Gives Way to Blue. Il disco esce ufficialmente il 29 settembre 2009 e da subito riceve ottime critiche. Quattro anno più tardi – sempre con DuVall alla voce – gli Alice In Chains pubblicano The Devil Put Dinosaurs Here.
Il 4 maggio 2018 viene pubblicato il singolo The One You Know, accompagnato da un video. Il 27 giugno il gruppo annuncia il titolo dell’album, Rainier Fog, che esce il 24 agosto. Gli Alice In Chains, al pari dei Pearl Jam, possono dichiararsi orgogliosamente sopravvissuti a un’epoca irripetibile, dolorosa. Ma estremamente viva e pulsante.