La prima graphic novel di Tiziano Sclavi è una lenta e ripida discesa negli inferi della natura umana. La nostra recensione
C’è un brano della band Alter Bridge che si intitola Water Rising. Il brano è forte, duro ma avvolgente con la voce del chitarrista Mark Tremonti che domina la scena. Nel pre-ritornello, insieme a Myles Kennedy urlano “Don’t let me drown”, non lasciarmi affogare. Un’apocalisse spaventosa in cui l’acqua inonda e spazza via tutto, tanto da oscurare il Sole. Leggendo la prima graphic novel di Tiziano Sclavi mi è sembrato di riascoltare quel brano. Quando l’ho trovata tra gli scaffali dello store Feltrinelli non ho perso tempo e l’ho acquistata immediatamente. Le Voci dell’Acqua, pubblicata da Feltrinelli Comics (Clicca qui per l’acquisto), segna il ritorno del padre di Dylan Dog sulle scene. Sclavi lo fa con stile, il suo per intenderci, con un’opera bella ma estremamente sottile e particolare.
E’ difficile da interpretare in prima battuta e merita di essere riletta per comprenderne del tutto il senso. La storia vede come protagonista Stavros, con una vita da perdente fatta di allucinazioni e precarietà, vittima di violenze familiari e lavorative. Stavros soffre di una forte depressione e per questo partecipa a sedute di psicanalisi. E’ un mondo strano quello nel quale si svolge la trama. Piove sempre, il sole non c’è mai, tutto è monotono, grigio. Non sembra esserci spazio per niente e nessuno, sentimenti in primis. Quando l’acqua scorre, Stavros sente delle strane voci simili a dei lamenti.
La quotidianità è a tratti frenetica, incalzante e non lascia scampo a nessuno, come avviene in una società capitalistica che mira alla produttività e al guadagno. L’essere umano è isolato. La scena in cui un dipendente muore d’infarto e viene trattato come fosse un sacco di rifiuti è agghiacciante. Ci sarebbe tanto da dire e raccontare sulla trama ma il rischio spoiler è dietro l’angolo.
Ciò che risulta da tutto questo è che Tiz riesce a parafrasare alla perfezione il mondo che ci circonda. Come accadeva con Dylan Dog anche per Le Voci dell’Acqua vengono offerte al lettore un’ampia gamma di reazioni e sentimenti. A tratti la suspense lo divora e in altre la tristezza lo travolge (specie sul finale). C’è un tocco di rassegnazione per l’umana (ma disumana) condizione e una caratterizzazione fortemente psicologica del tutto. Questi sono gli ingredienti che compongono l’opera. A supporto di tutto questo ci sono i disegni di Werther Dell’Edera che fanno affogare il lettore nella storia e nella mente dei suoi personaggi. I disegni sono a volte pungenti e nervosi permettendo di tuffarsi nella mente e nell’emotività dei protagonisti. Le Voci dell’Acqua è diviso in episodi dove il dramma, l’umorismo nero e l’inquietudine sono il comune denominatore per ognuna.
L’acqua che scorre ovunque su una città anonima in tutto, popolata da figure vive fuori ma spente e inerti dentro. Durante la lettura è facile perdere il filo della narrazione per quanto sia sottile e fragile, lasciando disorientato il lettore che deve ritrovare la bussola in un mondo scomposto e confuso.
Nel complesso la graphic novel di Sclavi non mi ha deluso e sono tornato a rileggerla con maggiore curiosità e interesse. Da appassionato di Dylan Dog un po’ mi aspettavo determinati colpi di scena che solo Tiz è in grado di offrire. E’ inutile consigliarne l’acquisto a chi all’indagatore dell’incubo ci è affezionato perché si troverebbero piacevolmente a loro agio. Per chi invece non ha molta confidenza con Sclavi e il suo personaggio lo consiglio comunque. L’opera è valida e merita di ritrovarsi nelle librerie di tutti gli appassionati di fumetti. Ci vorrà un po’ di tempo per metabolizzare l’opera ma tutto sommato rimarrete sorpresi (e non con poche domande).