Jerry West, la lunga strada per diventare The Logo. La nostra nuova rubrica dedicata ai grandi dell’NBA

Nello sport ci sono giocatori che, grazie alle loro gesta, restano per tutta la vita fortemente legati alla disciplina di appartenenza.
E’ stato così per Pelè e Maradona con il calcio, per McEnroe, Agassi e Sampras con il tennis, Senna e Schumacher con la formula uno.
Ed è stato così anche per il basket…
Per questo primo appuntamento con la nostra nuova rubrica I love this game – dedicata alle stelle NBA – vogliamo parlarvi di uno dei giocatori legati talmente tanto al proprio sport da diventarne il logo: Jerry West.
La paly/guardia ex Lakers, soprannominato The clutch per la sua freddezza e la capacità di segnare i punti importanti nelle situazioni decisive delle gare, è uno dei pochi – se non l’unico – che è riuscito a far innamorare i tifosi dentro e fuori dal palazzetto.
Ma andiamo per ordine.
Jerome Alan Jerry West nasce a Chelyan il 28 maggio 1938.
Dopo aver dominato in lungo e largo la Hig School con West Virginia High School dal 1951 al 1956 – è il primo giocatore a raggiungere quota 900 punti nei tornei scolastici – ed il college con West Virginia University Mountaineers, senza vincere nulla ma raggiungendo livelli altissimi, approda finalmente ai piani superiori nel 1960.

Dopo la breve parentesi con la nazionale maggiore – con cui vince l’oro nei Campionati Panamericani – viene scelto con la numero due del primo giro (subito dopo Robertson) da una squadra sulla via della completa rivoluzione: i Los Angeles Lakers.
La franchigia, da poco arrivata in California (in precedenza i Lakers erano di casa a Minneapolis), dopo la cocente sconfitta con i St. Louis Hawks ha tutta l’intenzione di rilanciarsi nel basket che conta.
Jerry West, quindi, si trova nel bel mezzo di una squadra nuova ma ambiziosa e con a roster giocatori del calibro di Elgin Baylor, storica ala giallo – viola.
Nonostante i buoni propositi, anche questa volta i Lakers arrivano ad un passo dalla vittoria (venendo sconfitti per 4- 3 di nuovo dai St. Louis Hawks) ma per West il futuro appare più che roseo.
Dopo quella ci saranno altre ben 11 stagioni – tutte in maglia lacustra – dove Jerry West si impone come uno dei migliori passatori della Lega ed uno dei migliori realizzatori dell’ultimo secondo.
Con i Lakers arriva anche il tanto sognato titolo – nel 1972 (4-1 contro i Knicks) – che lo consacra come giocatore totale anche sul parquet.
Nel 1974, poco dopo quell’acuto, decide di appendere gli scarpini al chiodo – segnando 25 punti nella partita di addio al basket giocato – ma la sua carriera nella pallacanestro d’oltreoceano non si chiude per nulla quell’anno.
Dopo una breve esperienza in panchina (dal 1976 al 1979), dove sfiora il titolo, trova la sua vera collocazione nel mondo dell’NBA.

Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar, James Worthy, Kobe Bryant e Shaquille O’Neal sono solo alcuni dei grandi colpi che il Jerry West dirigente riesce a fare nel corso degli anni.
L’esperienza giallo-viola, però, per un dirigente de suo calibro inizia a risultare stretta.
E quindi nel 2002, l’ex play/guardia lacustre decide di cambiare aria e di andare in una delle più disastrose realtà di quegli anni: i Memphis Grizzilies.
La cura West si rende subito visibile e da peggior team della NBA, il roster riesce a diventare squadra granitica da non sottovalutare.
Le 50 vittorie, nonostante l’evoluzione della franchigia, lo portano però ai margini della lega che inizia a considerarlo un dirigente ormai in declino.
Non la pensano così Joe Lacob e Peter Gruber, nuovi proprietari dei Golden State Warriors, che contro ogni aspettativa chiamano Jerry West ad ottimizzare una squadra volenterosa ma ben lontana dai fasti di un tempo.
Il resto è storia, con Golden State ormai una dinastia e West approdato – dopo un litigio interno – a Los Angeles sponda Clippers.