Celebrity Deathmatch,il wrestling violento e politicamente scorretto targato MTV

Celebrity Deathmatch, l’antenato violento e politicamente scorretto delle serie animate. In attesa della nuova stagione (in programma per il 2019), la nostra recensione sul prodotto targato MTV


Celebrity Deathmatch
Celebrity Deathmatch

Buona notte e buone botte!

Basterebbero queste parole a riempire di gioia tutti coloro che, a cavallo fra gli anni novanta e gli inizi dei duemila, hanno imparato ad apprezzarre quelle che sarebbero diventate molti anni dopo le serie animate.

Celebrity Deathmatch, serie creata da Eric Fogel nel 1998 per MTV, non è solamente l’antenato di tutta l’animazione in circolazione ma anche un prodotto di largo consumo che è riuscito con semplici mosse a far appassionare milioni di spettatori in giro per il mondo.

Il format di Celebrity Deathmatch era semplicissimo e basato su minimi- ma essenziali – presupposti: i vip, la violenza gratuita (associata alla spettacolarizzazione della stessa) e sangue a non finire.

Questi elementi, uniti alla magnifica coppia Johnny Gomez e Nick Diamond, rendevano quell’evento sui generis uno dei programmi più popolari dell’allora tv della musica MTV.

La forza di un prodotto come Celebrity Deathmatch è data senza dubbio dall’idea di base.

I personaggi fatti con il pongo – specchio di una realtà non sempre così perfetta ed amata come sembrerebbe – se le danno di santa ragione per stabilire un primato, spesso riferito alle loro professioni, o semplicemente perchè in quel momento vale la regola mors tua vita mea.

 

La spettacolarizzazione della violenza senza senso è da riternersi il secondo elemento di forza del programma.

Costruito seguendo il più tipico degli show sportivi, Celebrity Deathmatch tende ad estermizzare l’aggessività immotivata nei comportamenti, tanto da farla diventare inutile e senza senso ed adeguata solamente per sollazzare il pubblico pagante.

La contrapposizione tra figure speculari – spesso pescate anche dalla storia – rendeva il tutto leggero ed appetibile, al punto da portare quasi in secondo piano quel bagno di sangue gratuito e strappare una buona risata.

Infine l’assenza di serialità all’interno delle sei stagioni andate in onda dal 1998 al 2007 – e suddivise ottimamente per aree tematiche – permettono una completa visione del prodotto, che può essere tranquillamente guardato a ritroso, e la possibilità di goderersi i pestaggi più strani della storia del wrestling.

Alessandro Falanga

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