Wonder Woman: Anno Uno (Vol.1), le nuove origini dell’amazzone della Dc Comics. La nostra recensione del fumetto di Greg Rucka e Nicola Scott

Con Flashpoint del 2011, la Dc Comics sconvolge nuovamente il suo universo per ripresentare – in chiave contemporanea – i big di casa.
Infatti, con l’operazione Rebirth (Rinascita), vengono affidate le maggiori testate a differenti autori con il compito non solo di riscrevere le origini ma anche di immerge il personaggio in nuove avventure.
Dopo Superman e Batman, anche il terzo componente del meraviglioso trio viene investito da questa rivoluzione copernicana e nel 2016 l’amazzone Wonder Woman viene affidata alla coppia Rucka – Scott.
Fra la fine dello stesso anno e il febbraio del 2017, i due ripresentano – in collaborazione con Romulo Fajardo Jr. ai colori – le origini della principessa amazzone con Wonder Woman: Anno Uno (Vol.1).
Da buon Year one anche questo volume narra origini della supereroina di casa Dc Comics ma il fumettista statunitense – fortemente legato a Batman e Gotham Central – riesce a modellare una storia già nota grazie ad una serie di spunti molto interessanti.
La prima grande innovazione, per nulla banale, è dettata dalla modernizzazione della scena.

In sostanza, seguendo il filo della storia originaria, Rucka ha spostato l’intera narrazione nei nostri giorni rendendola più vicina al lettore – che, inevitabilmente, ritrova dei riferimenti specifici alla quotidianità – e maggiormente plasmata sul nuovo corso fumettistico della casa editrice.
In secondo luogo, Wonder Woman: Anno Uno (Vol.1) è un forte intreccio di sentimenti contrastanti tra loro che dipingono alla perfezione i due protagonisti (Wonder Woman, per l’appunto, e Steve Trevor) ed indirizzano verso un percorso preciso la narrazione.
La vita, la morte, le occasioni mancate ed il riscatto personale – che investe tutti i personaggi principali – sono alla base di una storia familiare ma straordinariamente interessante.
Wonder Woman: Anno Uno (Vol.1) si distingue, inoltre, anche per il tocco personale che Nicola Scott e Romulo Fajardo Jr. imprimono al lavoro.
La grazia delle figure – anche queste inserite in una sorta di contrapposizione con la forza dell’eroina e delle amazzoni in generale – ed i colori delicati da un lato esaltano il senso che Rucka intende dare alla storia e dall’altro creano un’ottima cornice per una figura molto particolare in un universo dominato dagli uomini.
A queste caratteristiche, infine, vanno associate anche le tante scene di lotta che proiettano il lettore nell’affascinante realtà delle donne guerriere in cui le battaglie ultraterrene sono all’ordine del giorno.