Uno studio in rosso

Uno studio in rosso, lo straordinario incontro tra Sherlock Holmes ed il dottor Watson

Uno studio in rosso, la nascita dell’amicizia tra Sherlock Holmes ed il dottor Watson. La recensione del primo romanzo della saga di Conan Doyle


Uno studio in rosso
Uno studio in rosso – La copertina del romanzo

Italo Calvino, parlando di libri , disse che Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.

Tenendo ben presente questa favolosa concezione è possibile individuare diversi testi che ancora oggi riescono manifestare a gran voce il loro messaggio al grande pubblico.

Fra i tanti romanzi che rientrano un questa vasta categoria ne abbiamo individuato uno in particolare. 

Questo scritto, non solo sembra essere senza età ma riesce ancora ad appassionare mezzo mondo: Uno studio in rosso.

Il primo romanzo di Sir Arthur Conan Doyle sulla coppia di investigatori londinesi, datato 1887, è il classico esempio di libro senza tempo.

Si può dire, in un certo senso, che Uno studio in rosso rende il lettore pieno protagonista di una grande storia.

Uno studio in rosso narra, facendo leva sul primo caso affrontato insieme, la nascita dell’amicizia tra Sherlock Holmes e Watson.

Lo scenario descritto, naturalmente, è quello costellato da omicidi, geniali deduzioni e storie al limite del surreale.

Il lavoro dell’autore scozzese si è reso negli anni immortale grazie ad una serie di elementi che ne hanno determinato l’unicità da un lato e la bellezza dall’altro.

Innanzitutto, bisogna dire che Uno studio in rosso è il primo romanzo di letteratura poliziesca.

Questo nuovo genere inaugurato da Conan Doyle e poi evolutosi nelle più svariate sfumature, ha il merito impostare degli specifici canoni per un genere letterario a sè stante e, contemporaneamente, immergere il tutto nella quotidianità (quella dell’autore).

Uno studio in rosso
Sir Arthur Conan Doyle

L’orginalità nella scittura si lega alla seconda innovazione data proprio dai protagonisti del libro.

Oltre a creare un personaggio sui generis come Holmes, lo scrittore decide deliberatamente di vivere quell’avventura.

Attraverso il suo alter ego (Watson), infatti, funge da narratore – cosa non detta in maniera esplicita – e da protagonista della vicenda.

Questo aspetto, inoltre, è connesso direttamente allo stile usato per la stesura dell’opera.

Uno studio in rosso è costuito su una base fondata su un diario personale – quello di Watson – che però si snoda all’interno della storia grazie alla presenza del dottore nella scena e al movimento reale degli altri personaggi dello scritto.

Infine, la divisione in tre parti del romanzo che, grazie ad una scrittura semplice e scorrevole, percorre un interessante tragitto a ritroso (scoperta e soluzione del caso, storia che ha portato al caso e spiegazione delle deduzioni iniziali), consente sia di sublimare le due figure principali che rendere protagonista il lettore di una straordinaria prima avventura del duo Holmes – Watson.

Alessandro Falanga

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