Opera

ProfondoArgento – Opera, il teatro horrorifico di Dario Argento

ProfondoArgento si occupa dei film di Dario Argento dagli esordi fino alla fine degli anni ottanta. Concludiamo raccontando Opera.


1987. Dario Argento torna al cinema dopo una pausa lunga quattro anni. Dopo aver tentato, inutilmente, di lavorare nel mondo del teatro. In questi anni è accaduto di tutto: esce per la televisione Gli Incubi di Dario Argento e Turno di Notte che affermano la popolarità del regista romano. Il regista si avvicina al teatro anche se le sue aspirazioni di dirigere un’opera horror devono fare i conti con la realtà.

Argento propone per la stagione lirica di Macerata una versione horror del Rigoletto, opera verdiana dalle tinte piuttosto fosche. Gli organizzatori si spaventano per la versione particolarmente truce proposta dal regista romano e fanno la loro regolare marcia indietro. Scatta in Argento il desiderio di vendicarsi, trasformando il mondo della lirica nel palcoscenico ideale di misteriosi e violenti fatti di sangue e opere maledette. Questa sua intenzione di pareggiare i conti, si evidenzia nel primo piano-sequenza di Opera, dove la soprano che dovrebbe interpretare Lady Macbeth – attrice che non vediamo mai – si allontana indispettita dal palco a causa delle trovate registiche troppo terrificanti e pericolose.

Argento mette in scena corvi, mascheroni a forma di teschio, fumi e altri ammennicoli horror. 

Opera è di conseguenza un film impregnato dell’interesse/ossessione del regista per il mondo del teatro. E’ la storia di Betty, una giovane soprano esordiente che prende il posto di una più celebre e anziana collega alla vigilia della prima del Macbeth di Giuseppe Verdi.
Il Macbeth è un’opera misteriosa e oscura per i teatranti. Si dice porti sfortuna a chi la interpreta. Betty – ancora una volta la protagonista è femminile, Argento si distacca definitivamente da chi lo accusava di misoginia – accetta la sfida nonostante non si senta sicura. 

La sera della prima, qualcuno si intrufola in uno dei palchi adibiti alle luci e uccide violentemente una maschera, facendo cadere le stesse luci e interrompendo momentaneamente lo spettacolo. La stessa notte, il killer entra nella sala costumi e squarcia gli abiti di scena di Betty, ma viene infastidito dai corvi lì presenti, che scappano dalla gabbia e lo attaccano. Il killer ammazza alcuni uccelli – riferimento al cinema di Alfred Hitchcock – e si dà alla fuga.

Betty ha passato la notte con Stefano, il giovane aiuto regista. Il ragazzo esce dalla stanza per preparare del tè e l’assassino ne approfitta per intrufolarsi nella dimora e imbavagliare Betty, attaccandole sugli occhi degli spilli per non farle chiudere le palpebre. Stefano torna nella stanza e, avvicinatosi a Betty, legata e imbavagliata, cade nella trappola dell’assassino, che lo sgozza.

Più avanti Betty incontra la costumista Giulia che nota sul costume usato da Betty un bracciale con una data. Il killer irrompe nella stanza, lega e imbavaglia nuovamente Betty e, dopo una colluttazione con Giulia, riesce ad avere la meglio e la uccide, dopo aver recuperato il bracciale. Betty è la vittima di questa carneficina. Costretta a guardare i suoi colleghi morire. 

Opera è il film più violento di Argento. Il killer non si limita a perseguitare o telefonare di notte la sua vittima. La lega e la costringe a vedere in faccia la morte. Argento non dissemina più i suoi film di indizi e rompicapi, ma riempie lo spazio scenico con sangue, violenza e trovate raccapriccianti. Le scene migliori del film sono quelli dei corvi che volano nel teatro. Ma anche la morte di Stefano e le sequenze oniriche che ancora una volta servono a sottolineare la follia/trauma del misterioso serial killer.

Il cinema di Dario Argento non sta mai fermo. Si evolve, mostrando sangue, perversioni, delitti raccapriccianti. Non ci si interroga più su chi possa essere l’assassino, ma si viene inspiegabilmente attratti da un lungometraggio misterioso, violento, psichico. Anche in questo finale – come nel precedente Phenomena – viene denunciata una certa frettolosità e un po’ di pressapochismo, ma Opera resta, ancora oggi, uno dei film più importanti di Dario Argento. L’ultimo, per chi scrive e ha curato la rubrica cinematografica ProfondoArgento.

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