Su Diario di Rorschach raccontiamo la breve ma intensa vita dei Joy Division, tra dischi epocali e influenze su tutta la musica degli anni ottanta
Il 20 luglio del 1976 a Manchester si esibiscono i Sex Pistols. Il concerto, aperto dai Buzzcocks, mostra ai giovani la potenza sonora del punk. Al concerto assistono tre musicisti. Il chitarrista Bernard Sumner, il bassista Peter Hook e il batterista Terry Mason. I tre, fortemente ispirati dal movimento punk ma desiderosi di prenderne le distanze, fondano un gruppo. Qualche mese vengono contattati dal giovane Ian Curtis, cantante e poeta.
Nonostante la giovane età, Curtis è sposato da quasi due anni, ha un lavoro più o meno stabile e voglia di mettersi in gioco. Scrittore raffinato sin dalla giovanissima età, è affascinato da David Bowie. Proprio per omaggiare Bowie la band si fa chiamare Warsaw, in omaggio al brano Warszawa, pezzo strumentale di David Bowie contenuto nell’album Low.
Con Curtis alla voce il 27 maggio del 1977 la band si esibisce come spalla ai Buzzcocks. Qualche mese dopo la band assolda Stephen Morris alla batteria e registra diversi demo.
Verso la fine del 1977 i Warsaw debuttano con l’EP An Ideal for Living contenente quattro dei loro pezzi più rappresentativi: Warsaw, No Love Lost, Leaders Of Men e Failures. Raggiunta una certa popolarità nell’underground inglese, per evitare confusione con un gruppo londinese chiamato Warsaw Pakt, la band decide di cambiare nome in Joy Division.
Qualche mese più tardi, durante un’esibizione al Rafters Club di Manchester, il gruppo viene notato dall’allora conduttore televisivo Tony Wilson che, nel settembre del 1978 ospita la band per un’esibizione dal vivo nel suo show, Granada Reports. Wilson, che aveva da poco fondato la sua etichetta discografica indipendente – la Factory Records – coinvolge i Joy Division a partecipare alla compilation promozionale A Factory Sample, prodotta per il lancio della label, con due loro brani: Digital e Glass.
I due brani segnano l’inizio della collaborazione della band con il produttore Martin Hannett che elabora il sound che unisce l’incedere punk tipico delle origini dei mancuniani con un ritmo tribale e la propensione dei quattro verso atmosfere dark. Un sound quadrato e geometrico. Glaciale. Scandito dall’incedere pulsante della sezione ritmica di Hook e Morris e dalle gelide stilettate della chitarra di Sumner. Un sound che farà scuola per buona parte degli anni ottanta.
Ancora più gelida è la voce di Ian Curtis che mette a nudo i suoi pensieri e tutti i fantasmi che imprigionano la sua mente. Testi lugubri e introspettivi che esprimono la più totale solitudine e sfiducia verso il mondo circostante ma di una forza intrinseca devastante e che ben si lega sia con l’energia punk degli inizi che con le atmosfere più rarefatte degli ultimi lavori. Un immaginario lirico dalle tinte fortemente oscure, intrise della disperazione personale di Curtis e che, in più passaggi, nascondono presagi di morte che preannunciano i propositi suicidi dell’autore e nelle quali non si rinviene mai una apertura rispetto a tale clima ossessivo.
La band ha come riferimento diverse formazioni rock tedesche, tra le quali Kraftwerk, Can e Neu!. Ian Curtis e la sua band in questo periodo intrattengono il loro pubblico prima di ogni concerto con l’intero album Trans-Europe Express dei Kraftwerk. Altre influenze sono Siouxsie & The Banshees e The Doors.
Il 27 dicembre del 1978, dopo uno show a Londra, Curtis viene colpito da una crisi epilettica, la prima da quando è entrato a far parte della band. Attacchi accompagnati da tremende convulsioni che Curtis cerca di esorcizzare con movenze frenetiche che accompagnano le sue performance sul palco.
Nonostante la malattia del frontman, la carriera dei Joy Division continua a progredire e il 1979 è l’anno della svolta per i Joy Division. A gennaio il settimanale NME dedica la sua copertina proprio a Ian Curtis. In questo periodo la band stringe un profondo rapporto di amicizia con il giovanissimo fotografo olandese Anton Corbijn che scatta loro le prime fotografie in bianco/nero, rendendo iconiche le immagini dei quattro.
Il 4 marzo 1979 al Marquee Club, storico locale londinese, i Joy Division si esibirono insieme ai The Cure, evento che li rese ancor più popolari nell’ambito underground.
Nel giugno del 1979 esce Unknown Pleasures il primo LP dei Joy Division. Prodotto da Martin Hannett e con la copertina progettata da Peter Saville, il disco ha una buona accoglienza e con il tempo diverrà pietra miliare della new wave e fonte di ispirazione per innumerevoli gruppi. Per promuovere l’LP il gruppo si imbarca in un tour di supporto ai Buzzcocks che nelle ventiquattro date, tocca i vari angoli del Regno Unito e Belgio, Germania e Olanda.
Unknown Pleasures è un viaggio nel buio. Da segnalare le innovative tecniche di registrazione del produttore. Dall’uso di effetti sono inusuali come bottiglie rotte, patatine masticate, bombole spray, suoni di chitarra mandati al contrario, rumori di ascensore che rendono il suono oscuro e misterioso. Disorder è un brano ritmato che mostra il lavoro del basso di Hook – il cuore dei Joy Division – e della chitarra di Sumner. Ci sono brani che i quattro presentavano già dal vivo come She’s Lost Control. New Dawn Fades è l’apice emotivo dell’LP. Un giro di basso oscuro accompagnato da un riff altrettanto pesante di chitarra e la voce alienata di Curtis fanno il resto. Unknown Pleasures mostra nuove coordinate nel genere del post-punk e avrà innumerevoli imitazioni.
Nei primi mesi del 1980 i Joy Division rientrano in studio di registrazione per dare un seguito al disco. Sempre insieme al produttore Martin Hannett e al grafico Peter Saville che utilizza una foto scattata da Bernard Pierre Wolff raffigurante una statua del cimitero monumentale di Staglieno, a Genova in Liguria.
Martin Hannett, molto probabilmente dietro richiesta della band, decise di cambiare radicalmente il suo approccio alla produzione per la realizzazione di Closer, tramite registrazioni con massiccio utilizzo di eco per le tracce di batteria e chitarre. L’album venne registrato in fretta, quasi senza il tempo materiale per elaborare quello che finiva sul nastro perché, di lì ad un mese, i Joy Division avrebbero dovuto iniziare il loro primo tour americano, nel maggio 1980, che aveva già fatto registrare uno straordinario successo in prevendita.
La mattina del 18 maggio del 1980, Curtis si suicida impiccandosi alla rastrelliera della cucina dell’abitazione di sua moglie Deborah che, facendo ritorno a casa intorno a mezzogiorno, trova il corpo senza vita del cantante. Aveva poco più di ventitré anni. Con lui finisce tragicamente l’avventura dei Joy Division.
Un mese viene pubblicato il singolo postumo Love Will Tear Us Apart. Il 18 luglio 1980 Closer vede la luce, piazzandosi al numero sei della classifica inglese degli album. Closer è un disco ancora più doloroso e languido del precedente. Si ha l’impressione che i tre musicisti abbiano affinato il loro feeling. A partire dalla marcia di Atrocity Exhibition, passando per Isolation – brano ritmatissimo che anticipa il destino dei New Order – e Heart And Soul. La sezione ritmica si affina maggiormente, il resto lo fanno i testi di Curtis e il mood dolorosissimo generale.
Dopo la morte di Ian Curtis gli altri tre membri del gruppo continuarono l’attività dando vita ad una nuova band, i New Order. L’accordo preso tra di loro quando Curtis era in vita limitava l’uso del nome Joy Division all’unico caso in cui la band fosse stata al completo. Lontani dall’essere un omaggio alla memoria del cantante dei Joy Division, la musica dance dei New Order ha messo in luce gli aspetti più drammatici e luminosi di un genere in ascesa come il synth-pop, rimanendo ancora oggi una delle formazioni più influenti e rispettate dell’intera scena rock.
Nell’ottobre 1981 esce il loro ultimo lavoro postumo Still, contenente nove tracce già registrate insieme a Ian, altre tracce che dovevano completare il terzo album furono incise nel primo album dei New Order. La nuova band combina il post-punk e la musica dance, diventando una delle band più influenti e acclamate dalla critica negli anni ottanta. L’11 luglio 1988 esce Substance, raccolta dei singoli e delle b-sides dei Joy Division.
Intanto la scena musicale britannica, profondamente scossa dalla morte di Curtis, rende omaggio all’artista scomparso. Nel 1980 gli U2 pubblicano Boy, il loro primo LP. All’interno del disco c’è un brano A Day Without Me, riflessione sul suicidio e omaggio a Ian Curtis. L’anno successivo i Cure pubblicano Faith. Il brano più famoso del disco, Primary, è dedicato a Ian Curtis.
In Italia la scena new wave di Diaframma e Litfiba è potenzialmente influenzata dal sound e dell’approccio teatrale dei Joy Division. Nel 1990 una band di Milano, gli Afterhours, omaggia i Joy Division con la cover di Shadowplay nell’album tributo Something About Joy Division pubblicato dalla Vox Pop. Nel 1994 per il film The Crow i Nine Inch Nails presentano una cover di Dead Souls. L’anno successivo nel film Heat di Michael Mann si può ascoltare la cover di New Dawn Fades.
Nel 2007 Anton Corbjin si siede dietro la cinepresa per rendere omaggio ai Joy Division con il lungometraggio Control che racconta la storia di Ian Curtis e dei Joy Division. Girato interamente in bianco/nero, Control è un film profondo e pessimista, ma anche un omaggio alla scena musicale dei primissimi anni ottanta. Una scena musicale dolorosa e oscura, ma ancora oggi affascinante.