La zona morta, Johnny Smith e il suo spaventoso potere. La recensione del romanzo di Stephen King del 1979 su Diario di Rorschach

Una delle domande che l’essere umano si pone di continuo è cosa avrei fatto se avessi saputo come sarebbe andata a finire?
Partendo precisamente da questo interrogativo, il Re del horror Stephen King ha costruito una dei romanzi più apprezzati del suo vasto mondo letterario che è riuscito ad entrare direttamente nella psiche umana cercando di capire cosa accadrebbe se il futuro fosse noto: La zona morta.
Romanzo del 1979, da cui è stato tratto film nel 1983 diretto da David Cronenberg ed intrerpretato tra gli altri da Christopher Walken nella parte del protagonista, La zona morta racconta una storia avvincente ed allo stesso tempo spaventosa che riesce, come accade spesso con King, a toccare pienamente quelle corde scoperte dell’animo umano.
Il lavoro narra la vita di Johnny Smith, un insegnante che dopo un incidente stradale e ben quattro anni di coma scopre di possedere poteri psichici che gli permettono di conoscere passato, presente e futuro di un individuo al solo contatto.
Fra lo scetticismo generale e situazioni al limite dell’immaginabile, l’insegnante si trova a dover affrontare diverse prove che lo accompagnano verso uno specifico percorso di vita rivelato di volta in volta nelle 460 pagine di romanzo.
In pieno stile kinghiano ma in maniera più accentuata rispetto ad altri scritti, La zona morta si contraddistingue in particolar modo per tre elementi che lo elevano, senza dubbio, a capolavoro della produzione di genere e non.
Partendo dalla minuziosa cura per i particolari e le descrizioni, insita nello stile dell’autore, fino alla semplicità nella scrittura e nella storia, si può dire che questo lavoro di King si pone il pieno obiettivo di raccontare una gradevole storia da un lato ed accompagnare il lettore all’interno della stessa attraverso un intenso viaggio emotivo dall’altro.

Il raggiungimento di questo obiettivo è reso possibile da una specifica scansione del racconto che non solo coincide con la piena maturazione del protagonista ma anche con la risposta all’antico interrogativo umano sopracitato.
Proprio questi due elementi risultano essenziali per cogliere pienamente il messaggio lanciato da La zona morta dove nelle tre parti in cui è diviso il romanzo – una sorta di percorso che comprende (ri)nascita, consapevolezza di sè stesso e maturazione – si bacchetta l’essere umano ma lo si redime attraverso il sacrificio di Johnny Smith.
Di particolare importanza sono anche le donne, la madre Vera (tipica mamma kinghiana) e l’ex fidanzata Sarah su tutte, che fungendo da croce e delizia della vita del protagonista ne influenzano l’esistenza e, indirettamente, ne indicano la strada seppur con metodi spesso discutibili.
Infine il grande potere della chiaroveggenza, causa di ogni male, che permette al protagonista di compiere un vera e propria crescita e riscattarsi pienamente nel finale a sorpresa in cui viene, in un qualche modo, riconosciuta la sua innaturale dote nonostante il contesto atipico dove figura come imputato.